Continuano ad emergere nuovi dettagli sull’inchiesta “Sorella Sanità”, che nelle scorse settimane ha scosso il mondo politico siciliano. L’ultima novità riguarda l’ex direttore generale dell’Asp di Trapani Fabio Damiani, che teneva 70 mila euro in una cassetta sicurezza. A distanza di un mese dagli arresti, si apprende che lo stesso manager palermitano accusato di corruzione ha consegnato le chiavi della cassetta ai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria al momento del blitz.
Il denaro, custodito in banca assieme a dei gioielli, non è stato sequestrato perché nel frattempo gli investigatori hanno trovato su un conto corrente i soldi necessari per raggiungere la cifra delle mazzette che sarebbero state pagate fino al momento dell’arresto. Complessivamente sono stati bloccati 160 mila euro.
Ma sul denaro della cassetta di sicurezza si indaga ancora visto che l’ipotesi è che le tangenti promesse e forse pagate dagli imprenditori per vincere gli appalti della sanità siciliana ammonterebbero a un milione e seicento mila euro.
Tra i nodi da sciogliere ancora da parte degli inquirenti resta invece la questione del Nas, il sistema di archiviazione dove Damiani e Salvatore Manganaro, considerato il suo faccendiere di riferimento, avrebbero conservato dati e contabilità delle gare. Ed è lì, che probabilmente, potrebbero essere trovati nomi e dati potenzialmente utili a completare il quadro, di per sé già inquietante, dell’inchiesta.