Corruzione, arrestato il manager dell’Asp di Trapani Fabio Damiani (VIDEO)

redazione

Corruzione, arrestato il manager dell’Asp di Trapani Fabio Damiani (VIDEO)

Condividi su:

giovedì 21 Maggio 2020 - 07:34

Corruzione nella sanità siciliana, in manette finisce anche il manager dell’Asp di Trapani, Fabio Damiani.

Su delega della Procura della Repubblica di Palermo con l’inchiesta coordinata dai sostituti procuratori Giacomo Brandini e Giovanni Antoci i finanzieri del locale Comando Provinciale hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo nei confronti di 12 soggetti, indagati per corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti. a Finire agli arresti

Fabio Damiani 56 anni attuale Direttore generale dell’ASP 9 di Trapani) e Salvatore Manganaro (cl.47 anniche secondo i giudici era un faccendiere di riferimento per il Damiani.

Altri 8 soggetti sono finiti agli arresti domiciliari: Antonino Candela 55 anni di Palermo – attuale Coordinatore della struttura regionale per l’emergenza Covid-19, già Commissario Straordinario e Direttore generale dell’APS 6 di Palermo),

Candela è il coordinatore scelto dal Musumeci per gestire l’emergenza Covid-19 in Sicilia, ma per anni ha vissuto sotto scorta dopo aver denunciato affari e tangenti nella sanità siciliana.

L’inchiesta della Finanza riguarda un sistema di mazzette attorno a quattro appalti della sanità siciliana. Gare, per un valore di 600 milioni di euro, che sono state aggiudicate dal 2016 in poi dalla “Centrale unica di committenza della Regione” e dall’Asp 6, per la fornitura e la manutenzione di apparecchiature elettromedicali e per servizi di pulizia.

Candela è accusato di avere intascato una mazzetta da 260 mila euro dagli imprenditori che hanno gestito uno di quegli appalti.

Sono intercettazioni choc quelle che lo hanno portato in manette. Diceva: “Ricordati che la sanità è un condominio, io sempre capo condominio rimango“. Il gip ricorda: “Si atteggiava a strenuo paladino della legalità”, ma quello che è emerso invece dall’indagine è una “pessima personalità”. Questi i nominativi degli altri soggetti arrestati:

Giuseppe TAIBBI (cl. 73 di Palermo – faccendiere di riferimento per il CANDELA), Francesco ZANZI (cl. 64 di Roma – amministratore delegato della Tecnologie Sanitarie S.p.a.), Roberto SATTA (cl. 70 di Cagliari – responsabile operativo della Tecnologie Sanitarie S.p.a.), Angelo MONTISANTI (cl. 69 di Palermo – responsabile operativo per la Sicilia di SIRAM S.p.a. e amministratore delegato di SEI Energia s.c.a.r.l.), Crescenzo DE STASIO (cl. 71 di Napoli – direttore unità business centro sud di SIRAM S.p.a.), Ivan TUROLA (cl. 80 di Milano – referente occulto di FER.CO. s.r.l.), Salvatore NAVARRA (cl. 73 di Caltanissetta – Presidente del consiglio di amministrazione di PFE S.p.a.).

Nei confronti di Giovanni TRANQUILLO (cl. 59 di Catania – referente occulto di EURO&PROMOS S.p.a. e di PFE S.p.a) e di Giuseppe DI MARTINO (cl. 57, originario di Polizzi Generosa (PA) – ingegnere e membro di commissione di gara) è stata invece applicata la misura del divieto temporaneo di esercitare attività professionali, imprenditoriale e pubblici uffici.

Il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo di 7 società, con sede in Sicilia e Lombardia, nonché di disponibilità finanziarie per 160.000 euro, quale ammontare allo stato accertato delle tangenti già versate: le tangenti promesse ai pubblici ufficiali raggiungono, però, una cifra pari ad almeno Euro 1.800.000.

Le complesse indagini sono state eseguite dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria delle fiamme gialle e si sono avvalse dell’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti, pedinamenti, videoriprese, esami documentali e dei flussi finanziari che hanno consentito di ipotizzare l’esistenza di un centro di potere composto da faccendieri, imprenditori e pubblici ufficiali infedeli che avrebbero asservito la funzione pubblica agli interessi privati, in modo da consentire di lucrare indebiti e cospicui vantaggi economici nel settore della sanità pubblica.

Le articolate fasi del sistema corruttivo ruotavano intorno alle gare indette dalla Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana e dall’ASP 6 di Palermo, disvelando le trame sottese all’accaparramento di appalti milionari del settore sanitario siciliano.

Sono state analizzate 4 procedure ad evidenza pubblica interessate da condotte di turbativa, aggiudicate a partire dal 2016, il cui valore complessivo sfiora i 600 milioni di euro, aventi ad oggetto:

gestione e manutenzione apparecchiature elettromedicali – bandita dall’ ASP 6 del valore di 17.635.000 euro;

servizi integrati manutenzione apparecchiature elettromedicali – bandita dalla CUC del valore di 202.400.000 euro;

fornitura vettori energetici, conduzione e manutenzione impianti tecnologici – bandita dal ASP 6 del valore di 126.490.000 euro;

servizi di pulizia per gli enti del servizio sanitario regionale – bandita dalla CUC del valore di 227.686.423 euro.

Il comportamento illecito ha garantito l’arricchimento personale dei pubblici ufficiali infedeli e dei loro intermediari, mediante l’applicazione di un tariffario che si aggirava intorno al 5 % del valore della commessa aggiudicata.

Gli operatori economici vincitori delle gare, importanti società di livello nazionale, erano consapevoli e partecipi delle dinamiche criminali, dalle quali traevano un vantaggio che avrebbe remunerato nel tempo il pagamento delle tangenti.

Lo schema illecito, ricostruito dagli specialisti anticorruzione del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria, appariva consolidato:

l’imprenditore interessato all’appalto avvicina il faccendiere, questi d’intesa con il pubblico ufficiale, concordava con l’impresa corruttrice le strategie criminali per favorire l’aggiudicazione della gara;

la società, ricevute notizie dettagliate e riservate, presentava la propria “offerta guidata”, che era poi adeguatamente seguita fino all’ottenimento del risultato illecito ricercato.

Le condotte scorrette emerse nel corso dello svolgimento delle procedure turbate riguardano:

l’attribuzione di punteggi discrezionali, non riflettenti il merito del progetto presentato;

la sostituzione delle buste contenenti le offerte economiche;

il pagamento di stati avanzamenti lavoro anche in mancanza della documentazione giustificativa necessaria;

la diffusione di informazioni riservate, coperte da segreto di ufficio.

I pagamenti delle tangenti in alcuni casi avvenivano con la classica consegna di denaro contante nel corso di incontri riservati, ma molto più spesso venivano invece mimetizzati attraverso complesse operazioni contabili instaurate tra le società aggiudicatarie dell’appalto e una galassia di altre imprese, intestate a prestanomi, ma di fatto riconducibili ai faccendieri di riferimento per i pubblici ufficiali corrotti.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta