Il carro di Giulia

Vincenzo Figlioli

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Il carro di Giulia

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sabato 01 Febbraio 2020 - 09:34

C’è qualcosa di anomalo e per certi versi patologico in una città che, politicamente parlando, non riesce ad uscire dagli anni Novanta. Evidentemente, in tanti continuano a percepire quella fase come una delle più felici che Marsala abbia conosciuto. Così, gira e rigira, ad ogni tornata elettorale si finisce sempre per ripescare alcuni tra i principali protagonisti di quella stagione, che resta innegabilmente ricca di realizzazioni e progettualità di cui la comunità ancora beneficia. Tuttavia, sono passati diversi lustri e nel frattempo è cambiato tutto. Ma il mondo politico marsalese sembra non accorgersene. Così in questi mesi, a cominciare dalla Lega, sono andati in tanti a chiedere a Giulia Adamo di fare nuovamente un passo avanti, incassando inizialmente dubbi e perplessità. Provata dalle vicende giudiziarie e dalla delusione per i tradimenti degli alleati di un tempo, con un sorriso finiva per definirsi “una pensionata della politica” fino a chiedere ai propri interlocutori: “Ma è possibile che non ci sia un giovane che voglia intestarsi certe battaglie?”. Ed è la domanda che forse dovremmo farci un po’ tutti.

Nulla da rimproverare dunque all’ex presidente della Provincia se, con coraggio, generosità e un pizzico di “pazzia” (come lei stessa ha ammesso) ha deciso di tornare in gioco, manifestando la propria disponibilità a tornare in campo. Inquieta, piuttosto, il famoso “carro” su cui tanti si preparano a salire, approfittando dell’entusiasmo, del carisma e della leadership di Giulia Adamo. L’ex sindaca ha aperto a tutti, escludendo solo Pd e Movimento 5 Stelle. E a vedere la platea presente alla sua conferenza stampa viene da pensare che sia stata presa in parola. Promette di voler blindare un progetto di rinascita della città: apparentemente, sono tutti d’accordo. Ma siamo abbastanza navigati per ricordare tante, troppe campagne elettorali in cui coalizioni eterogenee costruite per la vittoria si sono sciolte come neve al sole non appena c’era da mettere in pratica la promessa di cambiamento che aveva convinto i cittadini. Quanto è avvenuto nel 2015 con Alberto Di Girolamo ne è solo la rappresentazione più recente. Così, in pubblico si parla dei massimi sistemi e in privato si cercano posti per i figli, le sorelle o le amanti, si prende nota delle stradelle da asfaltare o illuminare, degli abusi da condonare. E se il sindaco dice di no, saltano le maggioranze, i bilanci si approvano con mesi di ritardo e si porta avanti la solita strategia dell’emergenza permanente, che restituisce una perenne sensazione di precarietà.

L’idiosincrasia che molti osservatori provano da tempo per tutto ciò, è la stessa che ormai hanno iniziato a provare tanti cittadini. Ma la politica non se ne rende conto, troppo impegnata a parlare con se stessa e a reiterare i propri riti come se non ci fosse un domani. Così, al di là dei candidati e delle coalizioni in campo, il migliore auspicio per la prossima campagna elettorale è che si esca dall’eterno ritorno all’uguale per proporre una narrazione nuova e forte sull’idea di città che vorremo realizzare nei prossimi anni. Un progetto capace di suscitare entusiasmi reali e soprattutto di restituire a tutti i marsalesi, anche a quelli che vivono da anni altrove, la convinzione che valga davvero la pena di continuare a scommettere sulla propria terra.

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