Daniela Virgilio e le sardine trapanesi: “Le nostre piazze un antidoto alla politica dell’odio”

redazione

Daniela Virgilio e le sardine trapanesi: “Le nostre piazze un antidoto alla politica dell’odio”

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mercoledì 08 Gennaio 2020 - 06:37

Le  “6000 sardine” adesso sono anche trapanesi. A dispetto di chi si era detto certo dell’insuccesso dell’incontro organizzato lo scorso sabato 4 gennaio, i cittadini del capoluogo hanno risposto tutto sommato bene all’appello e allo slogan “ Trapani non si Lega” e sfidando il freddo, molte “sardine” si sono presentate in Piazza Vittorio dove hanno anche intonato l’inno oramai di riferimento, quel “Bella Ciao” tanto caro agli antifascisti.  Referente della piazza organizzata, così come lei stessa si è definita, è Daniela Virgilio, impegnata politicamente da sempre e già candidata a sindaco di Erice nel 2017 con 3 liste civiche contro l’altra Daniela, l’attuale sindaca Toscano. Tra speranze e paure, tra orgoglio e buoni consigli, Daniela Virgilio traccia un pezzo di Storia del Paese e ribadisce il suo impegno sociale al servizio della società.

Lei è da sempre impegnata politicamente, adesso è referente delle sardine trapanesi e ha organizzato l’incontro che si è svolto lo scorso 4 gennaio. Come mai lei è diventata una sardina?

Non sono diventata sardina ma lo ero già. Diciamo che mi sono ritrovata nel mare giusto, ecco. Ho apprezzato l’idea di questi 4 ragazzi (Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa, ndr) che hanno risvegliato le piazze. In tutta la mia vita non avevo mai visto le piazze così piene neanche durante le campagne elettorali. Mi occupo da sempre di politica e lo faccio anche senza ricoprire ruoli. Lo faccio come mio impegno personale perché ritengo doveroso dare il mio contributo da cittadina. Sono stata anche responsabile delle donne socialiste.

Come si organizza un evento di questo tipo, come si a far scendere la gente in piazza?

Esiste un vademecum per tutte le piazze ufficializzate nella pagina nazionale “6000 sardine”. Basta mandare una email dove proponi di creare una piazza nella tua città. Poi bisogna seguire un protocollo che non è affatto rigido.

E com’è?

Ti dicono come hanno fatto loro e poi ti invitano a fare come credi opportuno per il tuo territorio. Noi ad esempio non abbiamo fatto nessuna riunione e abbiamo rischiato anche di non far venire gente.

Però è andata bene.

Sì, grazie al passaparola, al form che abbiamo preparato e che abbiamo fatto girare sui social. Non è stato facile, ma ringrazio le sardine per questa esperienza.

Insomma: non si diventa sardine, ma si scopre di esserlo da sempre?

Chi come me non è razzista ed è per l’accoglienza e che magari si è adoperato duranti gli sbarchi come volontario, come tra l’altro ho fatto io, così come altri miei amici, si sta adoperando anche come sardina. Io ho trovato in questi ragazzi dei valori da condividere e sono valori che ognuno di noi, magari nella sua quotidianità, porta avanti.

Crede che la gente sentisse la mancanza di occasioni per ritrovarsi in piazza insieme ad altri?

Sì, è proprio così. Io sono una sardina ma sono anche una pedagogista e faccio ricerche su quelle che sono le condizioni della società, sulla capacità di affrontare le problematiche e sulla resilienza dei gruppi sociali e delle comunità. Trovo nelle sardine quelle che sono state le mie battaglie personali. Da insegnante sono contenta che i giovani hanno capito che devono sgomitare per occupare uno spazio ed avere anche la loro voce.

La politica sta diventando “liquida”, qualcosa di distante dalla realtà, dal territorio?

Sì. Anche la società sta diventando liquida ed ha bisogno di giovani che si fanno sentire. Non c’è spazio per loro nei vecchi sistemi e nelle vecchie logiche della politica.

Perché secondo lei?

La politica fallisce quando perde il contatto con i giovani e con il territorio. In questo momento non c’è spazio per i giovani nei vecchi sistemi della politica che non riconosce loro né la competenza né l’esperienza. E questo è quanto accade da anni.

Quale area politica ha fallito di più secondo lei?

Non ne faccio una questione di nomi. Credo che abbiamo fallito un po’ tutti. Le condizioni in cui versa l’Italia da anni ci dicono che non ci sono molte porte aperte per il futuro.

Cosa manca in Italia, secondo lei?

Non c’è vitalità anche perché noi non produciamo più niente. E’ una questione economica e politica, non è solo una questione di spazi dati o non dati ai giovani. Quello che dice la Costituzione italiana non è più garantito.

Per “non produzione” lei fa riferimento alla deindustrializzazione del Paese, allo stallo produttivo che è un processo oramai inarrestabile in Italia?

Sì, è come un cane che si morde la coda. Fino a quando non usciamo da questa staticità e anche dalle paure sociali, non c’è soluzione.

Quali sono le paure sociali italiane?

In questo momento vige una politica aggressiva nei toni e nel linguaggio. Si tratta di una cosiddetta “politica dell’odio” che ci ha riempiti di paure che ci tolgono quell’entusiasmo necessario per mettersi in gioco, anche per aprire un’attività.

Quale scopo si prefiggono le sardine, dottoressa Daniela Virgilio?

Loro hanno trovato una bellissima definizione: noi siamo l’antidoto. Ed è l’antidoto all’odio, alla paura dell’altro, del diverso. Noi dal punto di vista umano ci stiamo involvendo. Mentre tutto diventa globale ed è in costante evoluzione, noi, paradossalmente, sviluppiamo l’individualità e per l’uomo solo, è un ritorno nella caverna. Io non so a cosa porterà questo movimento però credo che in questo momento, scendere in piazza e rivitalizzare le città, sia molto importante. La stampa deve dare loro spazio così come dà spazio alle cavolate dette da alcuni personaggi politici che auspicano per sé, e chiedono, “pieni poteri”.

Sta pensando a Matteo Salvini?

Sì, anche se io nemmeno lo nomino. E’ paradossale che noi rischiamo di tornare al fascismo e dobbiamo assistere a dichiarazione di ministri che ci mettono l’uno contro l’altro. Non siamo un popolo razzista ma di migranti. Quanti sono partiti all’inizio del secolo e negli anni 60/70 hanno rappresentato una risorsa economica per il Paese.

Il razzismo però pare che sia un fenomeno direttamente proporzionale alla crisi economica. Se c’è lavoro e benessere, si accoglie più facilmente, altrimenti c’è la “guerra fra poveri” fino all’ultima briciola, no?

Sì, certo. Credo che questo sia stato un discorso politico pilotato per distrarre l’attenzione della società dalle cose più importanti e far sì che non si possano sviluppare dei pensieri critici da parte dell’elettore. Si è fatta una strategia, in pratica.

Di che tipo?

Si induce a guardare chi ci ruba il biscottino per assicurarsi un elettorato pieno che poi ci consentirà, quando li chiederemo, pieni poteri. E’ importante non chiuderci in noi stessi né staccarci dall’Europa, né desiderare di tornare alla Lira. Spero che chi si è fatto convincere che tutto questo sia un bene, possa cambiare idea. La politica deve tornare in mano a persone competenti.

Lei ha detto di non ricoprire nessun incarico e che questo, in un certo senso, è lo stile del movimento, ma si può continuare nel tempo a non dare ruoli o a non disporsi con un’organizzazione specifica?

Io temo, e mi sono anche confrontata con loro per questo, che la distribuzione dei vari incarichi che vadano oltre il piano semplicemente e puramente organizzativo, possano riportarci ai vecchi schemi politici.

Non le sembra dunque che per organizzarsi, e anche per sopravvivere, ci sia bisogno di qualcuno che si assuma delle responsabilità?

Io credo che serva una condivisione di responsabilità. La piazza non è di Daniela Virgilio e Michelangelo Ferrara che insieme a me ha organizzato l’incontro delle sardine a Trapani. La piazza è di tutte le persone che sono venute o che hanno fatto click per condividere l’evento. Dimentichiamoci dei vecchi ruoli partitici e ognuno dia quello che sa fare. Io contribuisco, per esempio, con le mie competenze di pedagogista.

Non comanda nessuno insomma?

Non c’è un capo, ecco. Ci sono dei referenti locali che organizzano le attività. Io ho il merito di aver dato anima e vita ad una piazza fatta non soltanto di quei trapanesi che hanno partecipato ma anche di quelli che non lo hanno fatto.

Questa meravigliosa anarchia, cioè assenza di capo, però, non rischia di arenarsi non appena le cose diventano più serie, ovvero quando si cresce?

Ci sono delle regole universali che tutti possiamo condividere. Penso al buonsenso e al rispetto dell’uniformarsi rispetto alle altre piazze italiane e non solo. Questo mi affascina.

Pensa che ci possiate riuscire?

La speranza è l’unica cosa che spinge persone come me a metterci la faccia anche rischiando critiche, polemiche sterili e falsità. Credo che le sardine possano nel futuro influenzare positivamente sui valori della Costituzione e su quello che di buono c’è ancora nell’animo delle persone. Se poi il tutto si dovesse strutturare politicamente, spero che non si facciano quegli errori già fatti in politica. Questo rischio lo dobbiamo correre.

Lei cosa spera, Daniela Virgilio?

Il mio auspicio è che si strutturino.

E lei che contributo darà?

Non è detto che io abbia un ruolo e non ho fatto tutto questo per averlo ma, se dovessero chiedermelo, io ci sono. Sto anche cercando di capire cosa possa significare il movimento delle sardine a livello europeo.

C’è una proiezione oltre il confine nazionale?

Sì, altrimenti non ci sarebbero state le piazze al di fuori dell’Italia. Sta riesplodendo la voglia di mettersi in gioco, di esserci. Non siamo forse più il popolo dei leoni da tastiera o dei tuttologi che sanno solo criticare. Io ho avuto paura recentemente di due cose nello specifico.

Di cosa?

Quando Salvini ha chiesto pieni poteri e quando sono state condivise con molta facilità le fake news che erano considerate notizie vere dalla gente aizzata dall’odio.

Quanto è pericoloso Salvini secondo lei?

Sono molto preoccupata della escalation della Lega in Sicilia ed è pazzesco che abbia preso piede anche nel Sud che a suo tempo è stato disprezzato. Come può il Meridione avere dimenticato questo? Come può aver dimenticato gli insulti razzisti e le parole assurde pronunciate dai politici leghisti? E’ di poche ore fa, la notizia che si è costituito il primo gruppo della lega all’ARS. In tempi non sospetti avevo parlato di pericolo di radicamento leghista nel nostro territorio in due articoli pubblicati su Repubblica e sul vostro giornale.

Ce li vuole ricordare?

Nel 2015 ho sottolineato l’importanza del passaggio di Felice D’Angelo (consigliere comunale a Trapani ed esponente del “vecchio” Pdl, ndr) alla Lega. Avevo commentato quanto accaduto con queste parole: ma come può un meridionale aderire alla Lega che ha sempre mostrato di disprezzare il Sud? Ero incredula, sgomenta, delusa.

C’è chi dice che la Lega abbia cambiato pelle, che non sia più un partito nordista e razzista.

Come avevo già dichiarato nell’articolo pubblicato dal vostro giornale, la Lega ha tentato di ripulirsi, solo apparentemente, dal razzismo e dalla delirante superiorità della razza padana. Per me è la stessa Lega che rinnegava i principi della Costituzione e che voleva staccarsi da Roma e che sosteneva che i meridionali puzzavano. E ora ce li ritroviamo come gruppo all’Assemblea Regionale Siciliana.

Le sardine nascono dunque come antidoto a Salvini?

Sono l’antidoto all’odio promulgato da questa persona. Io personalmente non contesto lui come persona ma come propugnatore delle idee che instillano odio e che in modo irresponsabile sta trasmettendo alla società.

Dunque lei sostiene che non dobbiamo avere paura dell’immigrato come propugnato da Salvini?

L’Italia e l’Europa devono lavorare sulle politiche della sicurezza e non è instillando l’odio che si tolgono le paure. Non possiamo pensare che l’immigrato porti il terrorismo.

Salvini parla però alla pancia delle persone.

Ma è normale lasciare soffrire delle persone sotto il sole su una nave, vietare l’attracco, e poi mettersi in mano un Crocifisso o un Rosario? Mi preoccupa il fatto che molti abbiano perso il pudore di tacere, tenendo per sé certe esternazioni perché c’è qualcuno che le ha rese programma politico.

Quanti eravate in piazza a Trapani?

Credo intorno ai 500. Avevo chiesto di non contarci, ma dalle foto si vede l’affluenza. C’era freddo e mi ritengo contenta del risultato.

Lei ha ricoperto un ruolo durante la presidenza regionale di Rosario Crocetta. Ce ne vuol parlare?

Sono stata consulente a titolo gratuito di Crocetta. Sono orgogliosa di aver avuto lo spazio concesso da parte del presidente. Io ho contribuito alla realizzazione di una legge di cui vado particolarmente fiera anche perché siamo l’unica regione in Italia ad averla. Sono riuscita anche a farla firmare “trasversalmente” come si dice. E’ stata una legge presentata dal partito socialista ma firmata anche da esponenti di destra. È una delle poche cose positive che la politica regionale può vantare. I deputati hanno fatto squadra e lavorato per il bene del territorio. Ho ricevuto nel 2016 anche un riconoscimento da parte della BRF, la Brain Research Fondazione Onlus che è un istituto per la ricerca scientifica in psichiatria e neuroscienze. La legge infatti è sull’istituzione delle Biobanche di Ricerca.

Ma le sardine sono più donne o uomini? Lei si occupa di ricerca e lavora con i dati.

In anteprima le posso comunicare i dati che non ho ancora pubblicato e che sono dunque  in aggiornamento. I partecipanti che rispondono molto più attivamente al Sud sono le donne fra i 40 e i 49 anni.

E al Nord?

Da Roma in su, la fascia di partecipazione è più equa. Le fasce d’età al nord cambiano da regione a regione e non si può dunque generalizzare. Al Sud è più facile estrapolare questo dato mentre al Nord non c’è una evidenza così marcata. Ci sono persone anziane ma anche giovanissimi.

Da noi, al Sud, ci sono dunque più donne fra le sardine. Perché l’attenzione non è catalizzata dai giovani?

Una risposta posso darla calcolando tutti i giovani che da qui si sono spostati al Nord per studio o lavoro. Le piazze del nord sono piene di giovani siciliani o meridionali che si considerano sardine. I dati sono falsati da questo.

Ci sono molti anziani, ha detto.

Sì, sono quelli che ricordano meglio il fascismo, quelli che hanno memoria storica del ventennio e che temono il ritorno a questo regime specie quando quel ministro ha chiesto pieni poteri. Se il movimento si mantiene così attivo, si prevede un ritorno degli elettori alle urne. Parlo come studiosa dei fenomeni sociali.

Tiziana Sferruggia

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