Ogni giorno ha un suo perchè

redazione

Marsala

Ogni giorno ha un suo perchè

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martedì 12 Novembre 2019 - 06:20

Ci sono giorni in cui il risveglio è da Mulino Bianco, un tripudio di coccole e baci, di “mamma, hai dormito bene questa notte?” e “voglio stare tutta la vita con te”. Ci sono mattinate in cui tu sei in ufficio e lei a scuola e, fra una mail e l’altra, ti chiedi se avrà mangiato, se starà sentendo troppo caldo o troppo freddo, se avrà ripetuto bene la poesia a memoria. Ci sono giorni in cui finalmente sei riuscita a ritagliare un paio di ore del tuo tempo per stare con il papà. Ed in quelle due ore non fate altro che dirvi che vi manca vostra figlia e riguardate le foto insieme come se mancasse da anni. Ci sono pomeriggi di gioco che pensi che la felicità sia tutta qui: una Barbie vestita con un calzino malamente ritagliato ed il suo stupore nel vedere come un calzino spaiato si possa trasformare in un abito da sposa per bambole. Ci sono giorni in cui prepari le lenticchie con tanto amore, il menù è definito sin dalla sera prima, l’organizzazione è tale che ci si sente quasi a Masterchef. E giorni in cui i vestiti sono profumati di Lenor ed in perfetta sintonia con l’umore, i suoi capelli sono raccolti in lunghe trecce bionde e sia mamma che figlia sembrano uscite da un cast pubblicitario televisivo.

Ma, in realtà, mai nessuno dice che la maggior parte dei giorni è fatta di liti, di scontri, di pianti, di “fai come vuoi” e “te l’avevo detto”, di “mi scelgo un’altra bambina al posto tuo”. Mai nessuno dice che ci sono mattinate che iniziano senza un “buongiorno”, quando tu vorresti stare in silenzio a goderti il tuo latte e caffè ed invece ti ritrovi a gestire i capricci di tua figlia: i bordini delle mutandine che non aderiscono perfettamente al culetto, la cucitura delle calze che si scontra con le unghia delle dita dei piedi, i jeans che non hanno brillantini a sufficienza, la maglietta che ieri era troppo grande, oggi improvvisamente sembra troppo piccola. Ci sono momenti in cui in quell’ufficio, tu non vedi l’ora di ritornarci e trascorrerci otto ore di tranquillità, senza marmocchi che urlano “mamma” ad una velocità media di sei volte ogni trenta minuti: mamma il naso che gocciola, mamma ho fame, mamma ho sete, mamma la pipì, mamma ho finito, mamma puliscimi.
Ci sono giorni in cui l’idea più brillante dell’anno è quella di mandare un sms ai nonni: “venerdì sera la bambina rimane con voi”. Non è una domanda, ne’ un ordine. Sembra quasi un sos. E quella settimana trascorre in attesa che arrivi il fatidico venerdì per assaggiare, finalmente, un gin tonic con tuo marito, senza condividere le patatine con una manina appiccicosa. Ci sono pomeriggi di gioco interminabili. Che dopo aver giocato a “Indovina chi Peppa è”, dopo aver dipinto con le dita, dopo aver consumato tre pezzi di pizza, una fettina di torta, un pollo arrosto e due caffè, tutte pietanze rigorosamente in legno come signoria nostra Montessori vuole, pensi che di indigestione quella sera potresti anche morirci. Ci sono giorni in cui non hai preparato il pranzo, il frigorifero è vuoto, non hai fatto la spesa e allora via di sofficini. Ma non quelli Findus, quelli belli che sorridono. Ma proprio quelli di sottomarca scaduti da sei mesi. In fondo, cosa saranno mai sei mesi.
Ci sono giorni in cui hai fretta, non c’è tempo per pettinarsi, non c’è tempo per gli abbinamenti, ne’ per te, ne’ per lei: a scuola di corsa con leggins rossi e maglia verde. Al massimo, la scambieranno per un semaforo. Sarà utile per il progetto di educazione civica. Ci sono giorni che ha ripetuto talmente tante volte quella canzoncina e quella poesia dell’autunno, che ti ritrovi a pensare anche tu: “Mele, pere ed uva è la frutta che in autunno è matura. Tanto dolce e colorata da farci una passeggiata” (anche se puoi facilmente immaginare che il finale corretto sia effettivamente “da farci una scorpacciata”). Ci sono mattine in cui ti svegli con: “Ditemi amici di che colore era, vi ricordate di che colore era, il capello di Cilindro di che colore era” e vai a letto canticchiando: “C’è Simone, il mio coniglietto ecco qui. C’è Simone, c’è Simone è dolce e ci piace così”. E pensi che non lo sai di che colore è questo maledetto cappello di Cilindro e che Simone è un rompiscatole incredibile.
Ma, alla fine di tutti i giorni, sia quelli belli che meno belli, al calar della notte, c’è sempre un unico pensiero, un comune denominatore. Quando tu vai a letto, guardi tua figlia dormire nella sua culla, con quel viso da angioletto, le guance rosate e le labbra a cuoricino, e tutte le sere, alla stessa ora, pensi: “Speriamo che almeno questa volta mi faccia dormire bene”.

Michela Albertini

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