“Da un po’ di tempo, visto l’approssimarsi delle elezioni comunali di Marsala, leggo, ormai quasi giornalmente di tavoli e tavolini, di incontri, alleanze allargate e ristrette, tavoli lunghi e tavoli corti, e poi nomi, tanti nomi di papabili candidati Sindaci, tutti disponibili ma con riserva, tradotto: “sciolgo la riserva se penso che chi mi sostiene mi può far vincere”.
E i programmi? Beh quelli sono un optional, l’importante è vincere, mettere assieme quanti più portatori di consensi possibile pur di raggiungere l’obbiettivo, vincere!
Mi piacerebbe invece che ci fosse un candidato di alto spessore morale, di grande capacità di ascolto, che conosca come si muove una macchina amministrativa, che riesca a dialogare e a stare costantemente in mezzo alla gente, che ne percepisca i bisogni e li sappia trasformare in risposte concrete, che abbia la capacità di non farsi tirare la giacca a destra e a manca e che almeno conosca i nomi di tutte la contrade che dovrà amministrare.
Mi piacerebbe che mettese su un programma e dicesse per tempo cosa vuol fare e soprattutto come fare.
Come farà ad esempio a tenere pulito il territorio, se è sua intenzione tenere pulite le contrade, da Strasatti a Birgi, passando per Ciavolo, Ciavolotto e Digerbato, di come intende affrontare il problema della sicurezza, della viabilità e del decoro di tutto il territorio, quali iniziative culturali e sportive intende valorizzare, quali sono i canali di sviluppo per la crescita economica del nostro territorio e come intende promuoverli, cosa farà per le nostre coste, le nostre spiagge, se si intende decentrare i servizi nelle periferie, quali? e come?
Questo è ciò che mi aspetterei e che sicuramente i cittadini tutti si aspetterebbero di sapere dai candidati Sindaci.
Quali programmi e come li attuerebbero e sulla base di ciò dare l’occasione a noi cittadini di poter scegliere il candidato più credibile, non basandoci soltanto sulla capacità oratoria, ma soprattutto sulla storia personale di ognuno di loro.
Ma temo che la mia rimarrà utopia e che si continuerà con tavoli e tavolini, magari mettendogli sopra una bella tovaglia, dove tutto possa cambiare per non cambiare nulla, Il Gattopardo docet”.
Giovanni Maniscalco