Tra i candidati alla Camera dei Deputati nel collegio uninominale Marsala-Trapani-Bagheria c’è anche la senatrice Pamela Orrù, reduce da un quinquennio vissuto tra gli scranni della maggioranza a Palazzo Madama.
E’ la sua seconda campagna elettorale. Che differenze sta trovando rispetto a 5 anni fa?
Per me ci sono differenze sostanziali: la volta scorsa non avevo alcuna esperienza parlamentare ed ero di fatto già eletta, visto il posto che mi era stato assegnanato nel listino. Ho comunque fatto un giro della provincia, focalizzandomi sui principali problemi del territorio. Stavolta, anche è più difficile ma è più bello, perchè sto avendo modo di parlare con la gente dei risultati ottenuti dal governo e del mio lavoro da parlamentare.
Nei 5 anni al Senato lei si è occupata più volte delle vicende dell’aeroporto di Birgi. Pensa che le notizie giunte da Ryanair in queste ore possano condizionare il futuro dello scalo?
Tantissimo. In questi 5 anni il governo regionale ha fatto tutto quello che poteva. Il governo nazionale ha fatto avere i soldi previsti a ristoro della chiusura per la guerra in Libia con un emendamento di cui sono stata tra i firmatari, mentre con un altro ho fatto in modo che venisse abbonato all’Airgest il pagamento di un debito con l’erario pari a quasi 5 milioni di euro. E’ vero che c’è la questione del bando da rifare per il co-marketing e che nel lungo periodo si dovrà procedere a una sinergia che colleghi Punta Raisi e Birgi, ma in questo momento è la Regione, come socio di maggioranza, che deve capire cosa fare, assumendosi le proprie responsabilità come hanno fatto i governi di centrosinistra.
Lei si è occupata anche di portualità. Cosa possono fare il governo nazionale e quello regionale per i porti di rispettiva competenza?
La Regione può fare tanto sui porti di competenza regionale. Per quanto riguarda quello di Trapani, grazie all’approvazione di una mia relazione in Parlamento è stata prevista la nomina da parte del sindaco di un rappresentante del territorio da inserire all’interno dell’autorità di sistema. Il sistema è comunque curato in maniera tale da portare tutto il territorio a crescere, come dimostrano i collegamenti con Livorno o i lavori riguardanti la banchina. A breve verranno diffusi i risultati, si può fare di più, ma sicuramente qualcosa si sta muovendo. In generale, per quanto riguarda tutti i porti, penso anche a quello di Marsala, se ci saranno provvedimenti o idee per la loro crescita dovranno essere concordati con le amministrazioni cittadine.
Un’altra criticità storica per il trapanese è rappresentata dalla linea ferrata.
Subito dopo la mia elezione è stata interrotta la Trapani-Palermo via Milo. Dopo un lavoro di 4 anni sono riuscita a farla inserire nel piano della Rete Ferroviaria Italiana, che ha inserito anche il collegamento tra i due aeroporti e i lavori che dovrebbe essere completato entro il 2020. Il governo, come ha spiegato il Ministro Delrio, ha investito molto sui collegamenti ritenuti prioritari e ci aspettiamo che nei prossimi anni si possano fare altri interventi con i fondi infrastrutturali. Poi c’è la questione della continuità territoriale, su cui mi sono impegnata molto. Il problema di cui ci siamo ormai resi conto tutti è che la vera difficoltà non è arrivare in Sicilia, ma attraversarla.
Che tipo di scenario si aspetta dopo il voto di domenica, considerato che con questa legge elettorale c’è il fondato rischio che non vinca nessuno?
Aspettiamo il 5 marzo. Naturalmente mi auguro che la coalizione di centrosinistra abbia una percentuale superiore alle altre. Allo stato attuale, nessuno può prevedere cosa accadrà. Potrebbe essere auspicabile una continuità con Gentiloni, che si è rivelato molto equilibrato, dando seguito a tutto quanto era stato approvato con il governo Renzi.
In caso di “larghe intese”, c’è qualche compagno di viaggio che vedrebbe meglio accanto al Pd?
Dal mio punto di vista no, preferisco sempre viaggiare con quelli del mio schieramento, con chi ha lo stesso modo di sentire la politica. Essere compatti sarebbe importante per l’equilibrio del Paese e mettere in atto le proposte fatte in campagna elettorale. L’Italicum puntava proprio su questo principio.
In cosa ha sbagliato il centrosinistra in questi 5 anni?
Noi sbagliamo sempre ad essere troppo litigiosi. Il centrodestra discute sempre e non è d’accordo al suo interno su tanti punti, ma alla fine trova un accordo con l’obiettivo di vincere le elezioni. Noi litighiamo, soprattutto sui giornali, e a volte perdiamo il senso di comunità. E per per un partito dovrebbe essere proprio questo, una comunità. Poi c’è una parte che si è staccata e corre da sola, facendo un favore al centrodestra e al Movimento 5 Stelle.