Approderà il prossimo 9 ottobre, per l’ultima lettura definitiva, alla Camera dei Deputati il decreto Lorenzin sul riordino degli ordini professionali del settore medico. La ministra propone, e il Senato della Repubblica ha già dato l’ok, che tutte le professioni che orbitano nel settore siano inglobate in un unico ordine professionale. “Stiamo studiando il sistema per opporci ad un provvedimento che riteniamo oltre che ingiusto, anche lesivo della dignità dei medici – ci ha detto Rino Ferrari appena riconfermato presidente provinciale dei camici bianchi -. “Stipare” per decreto e poi per legge, e mi scuso per il termine, storie professionali diverse solo perché operano nello stesso settore è quanto di più sbagliato il governo possa proporre. Intendiamoci noi non vogliamo sminuire il lavoro di quanti operano nella sanità ma non son medici. Sono indispensabili e spesso noi facciamo ricorso alla loro professionalità. Ma non c’entrano nulla con la professione medica”.
Rino Ferrari in una recente intervista rilasciata in esclusiva alla nostra testata ha ribadito che i recenti episodi di violenza attuati nei confronti di medici che operano nei centri di pronto intervento, sono il sintomo di una azione di denigrazione nei confronti della categoria. “Il provvedimento governativo non fa altro che contribuire ad accrescere la confusione – continua il presidente provinciale dell’Ordine dei medici -. Siamo pronti ad una risposta molto eclatante che potrebbe anche sfociare in una manifestazione nazionale. Noi dobbiamo essere sereni quando operiamo, e i nostri primi interlocutori debbono essere i pazienti”. Il direttivo provinciale stigmatizza anche la parte del decreto legge che prevede una sorta di accorpamento territoriale degli ordini con conseguente soppressione di diverse realtà provinciali.
“In Sicilia è previsto – afferma Ferrari – che gli ordini delle provincie di Trapani, Caltanissetta, Agrigento e Palermo confluiscano in un unico maxi organismo”. L’ordine della provincia di Trapani chiede l’immediata convocazione del consiglio nazionale per indire una serie di iniziative di lotta. “Pur mantenendo i livelli essenziali di assistenza – conclude il medico marsalese-, potremmo confluire a Roma per una grande manifestazione nazionale di protesta”.