Dato che è agosto è giusto che anche all’Assemblea Regionale Siciliana i nostri deputati si riposino. Premettiamo che in queste nostre note oggi tenderemo più al qualunquismo. Raccogliamo idee dalle persone che ci incontrano e ci parlano (chissà poi perché lo fanno…). Da sempre la gente si lamenta dei politici, magari dimenticando che sono lì non perché hanno ereditato il posto, ma perché ce li abbiamo mandati noi. I sindaci, i consiglieri comunali ( passando per gli assessori), sono tra le mire più “gradite” dalle persone. Senza avere la pretesa di fare dei veri e propri sondaggi, a ruota seguono il governo nazionale e i ministri a seconda della loro importanza o visibilità. Ci si dimentica spesso di mandare a quel Paese i deputati regionali e il governo della Sicilia. Ma tra poco si voterà per il rinnovo dell’Ars e allora è meglio una rinfrescata. Ieri la stampa riportava che da oltre tre mesi l’assemblea dei deputati siciliani non approva una norma. Si, lo sappiamo che state pensando: “meglio così, ci siamo risparmiati danni ulteriori”. Ma qualunquismo per qualunquismo aggiungiamo: a ritirare gli oltre diecimila euro mensili sono passati ogni mese. Eccome se sono passati. Poi qualcuno trova il coraggio, o la sfrontatezza, di andare dai media per addossare le colpe a tutti gli altri, per la serie “io sono bravo e tu elettore votami”. L’altra sera complice la calura che ci ha preso la testa, gironzolando tra i canali regionali abbiamo visto uno di questo deputati che attaccava colleghi, partiti, compagni di cordata e avversari. Discutendo rigirava tra le mani una penna biro e ogni tanto la adocchiava tra il diffidente e il sorpreso. Non essendo in grado di supporre che servisse per scrivere, esercizio che gli era evidentemente sconosciuto nonostante la scuola dell’obbligo sia stata introdotta da anni, l’esponente politico aveva l’aria di domandarsi per quale uso potesse mai essere utile quello strano bastoncino. Poi, avendolo posato accanto al bicchiere che gli stava davanti, deve avere deciso che poteva servire per mescolare la bevanda che conteneva. Continuava ad intercalare frasi fatte ed epiteti noti, poi ad un certo punto, del tutto a sproposito ha cominciato a ripetere: “…nella mia Sicilia…”. In quel momento abbiamo capito perché Verga, Quasimodo, Sciascia e Pirandello presaghi, hanno preferito morire prima. Complice una “calatura” di sonno che ci ha impedito di capire il nome del nostro onorevole della Sicilia Orientale, abbiamo spento la Tv. Ma tra poco si vota e ritornerà (e con lui gli altri).
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