Vuoti. I banchi del Camera dei Deputati erano vuoti. E’ accaduto ieri quando si doveva discutere di Biotestamento. E pare anche che non sia una novità. Ma forse il Governo italiano non vuole parlare di eutanasia, di “dolce morte”, di staccare la spina. Parlare no, ma indignarsi si. Perché qualche giorno fa tutti avevano manifestato vicinanza a Dj Fabo, al suo appello per lasciarlo andare in Svizzera a morire. Perché la nostra Costituzione, quella nata nel ’48 da padri costituenti degni rappresentanti di una politica lontana, quella in cui fare il politico era una missione, era molto più moderna di alcune menti chiuse… rimaste a casa a guardare le immagini dell’Aula deserta, o a fare shopping in via Condotti.
La campagna elettorale a favore di Dj Fabo, un uomo rimasto cieco e tetraplegico a causa di un grave incidente, è durato il tempo di un “Fabo libero”, il tempo di lasciarlo morire in pace circondato dai suoi cari e dal radicale Marco Cappato, ad oggi indagato per aiuto al suicidio. Va ricordato che Dj Fabo era pienamente capace di intendere e volere, sì pervaso dal dolore ma anche da una vita che non era più degna di essere chiamata tale. Degna, per l’appunto, perché la Costituzione come dicevamo prima, riconosce all’articolo 32 la dignità di una persona che può sottrarsi dall’accanimento terapeutico. Cosa porta lo Stato Italiano a non far applicare una norma di legge? Una norma che peraltro sostiene il nostro ordinamento?
Dieci anni fa il problema si propose in merito al caso di Eluana Englaro. Eluana era un vegetale, non era in grado di intendere e volere ma aveva un padre che in quanto tutore poteva disporre per lei. Allora Beppino fu indagato e additato come istigatore anche da certa politica. Ad oggi siamo ancora qua, a cercare una giusta legge sul biotestamento, ad una corretta interpretazione, a chiederci di estendere i confini di una materia così delicata. Da destra a sinistra in verità, non sanno che pesci pigliare. Chiedono delucidazioni, “migliorie”, condannano, assolvono… e si assentono in massa. Il cosiddetto “consenso informato” – nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata – fa male. E la politica sta ancora facendo i conti con la Chiesa Cattolica, o meglio questa è la scusa. Se parla Papa Francesco, li zittisce tutti, ancora una volta.