“E’ una storia lunga 30 anni”. E potrebbe finire così, il monologo, come l’“Ei fu” manzoniano. Ma la storia dell’Omu cani gli spettatori del Baluardo Velasco l’hanno vissuta attraverso le parole dell’attore siciliano Davide Dolores, attraverso i suoi personaggi “Uno, nessuno e centomila”, tutti testimoni della presenza dell’uomo cane a Mazara del Vallo. Dolores sul palco, con maestria, da attore navigato, sulle musiche di Riccardo Russo, si destreggia tra due amici, due compagni di scuola, prima giovani e poi vecchi. Due mazaresi come tanti che hanno conosciuto questo barbone giunto dal nulla in Città, nell’anno 1940 circa. Nessuno lo conosceva, nessuno sapeva chi fosse. Tratti forti, da maghrebino con un accento italiano perfetto. E un’abilità nella matematica impressionante. Un clochard vissuto sotto i portici del Vescovato che accettava una sigaretta solo se prima veniva gettata per terra, che accettava una caramella solo dalle mani di un bambino. Composto e dignitoso fino alla fine. Un personaggio da narrare, da tramandare quello di Davide Dolores che tra luci ed ombre sulla scena, lega quell’Omu cani al fisico Ettore Majorana. Majorana scomparve, come cronaca vuole, nel 1938, sul traghetto Palermo-Napoli. Voci volevano che l’Omu cani fosse proprio Majorana, lo scienziato che indagava sul nucleare e la bomba atomica. Ma in realtà, è stato appurato che quel barbone era un certo Tommaso Lipari. “Essere o non essere” Majorana o meno, Dolores ringrazia il suo “Omu cani”, quell’umanità, quel guardare dal basso del suo marciapiede “la normalità”. Quella che da una barca in mezzo al mare, viene osservata dai migranti. Ma questa è un’altra storia? No, è solo un “antidoto alla paura dello straniero”.
claudia marchetti