Un’ora di Renzi a Trapani: tra entusiasmo e contestazioni, parlando di referendum, migranti, Ryanair e Messina Denaro

Vincenzo Figlioli

Un’ora di Renzi a Trapani: tra entusiasmo e contestazioni, parlando di referendum, migranti, Ryanair e Messina Denaro

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domenica 23 Ottobre 2016 - 12:50

Le contestazione dei lavoratori della formazione professionale dribblate entrando dalla porta di servizio, il bagno di folla tra “renziani storici” e nuovi seguaci folgorati sulla via di Damasco. E, ancora, l’accoglienza dei siciliani ai migranti, la scelta del G7 di Taormina, la permanenza di Ryanair a Birgi e l’auspicabile arresto di Matteo Messina Denaro. Sono tanti i temi attraverso cui raccontare la prima volta di Matteo Renzi a Trapani da Presidente del Consiglio. Senza dimenticare che l’ex sindaco di Firenze è fondamentalmente venuto in Sicilia per cercare di serrare le fila all’interno del suo partito in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre nel tentativo di capovolgere sondaggi e pronostici che vedono i sostenitori del Sì alla riforma della seconda parte della Costituzione ancora indietro rispetto alla grande coalizione del No.

Proviamo a procedere per tappe.

La contestazione

Nulla a che vedere con quanto accaduto a Palermo dove ben altri sono stati i numeri e gli argomenti della contestazione. Circa un centinaio i manifestanti che avrebbero voluto parlare con il Presidente del Consiglio per raccontare le proprie ragioni, davanti all’ingresso del Cinema Ariston. Erano i lavoratori della formazione professionale, settore oggetto di ripetuti tagli da parte del governo regionale. Renzi, arrivato con un’ora di ritardo, è entrato (presumiamo per le consuete “ragioni di sicurezza”) da un ingresso laterale e non da quello principale dove invece lo attendevano i manifestanti. Alcuni di loro sono poi entrati in sala urlando “buffone, buffone”, prima di essere allontanati. “Deve essere una vita terribile quella di chi si lamenta soltanto”, ha commentato Renzi per poi procedere con il suo discorso.

La Sicilia, l’accoglienza ai migranti e il G7 di Taormina

“A certi signori tecnocrati europei, i siciliani stanno dimostrando cosa significa tenere in alto la parola civiltà”, ha affermato il presidente del Consiglio a proposito dell’accoglienza che, pur tra difficoltà e contraddizioni la Sicilia ha offerto ai migranti che sono arrivati in questi anni dal Nord Africa e dal Medio Oriente, sfuggendo in molti casi a guerre e persecuzioni. “In occasione di un vertice internazionale – ha raccontato Renzi – un importante leader europeo ha detto che la Sicilia è solo mafia. Ho trovato inaccettabile questa superficialità: la Sicilia ha un patrimonio di tradizione e storia che va avanti nei secoli. E in cui i valori sono all’insegna dell’accoglienza, mentre altrove chiudono le porte. Ho spiegato loro anche la qualità che i siciliani mostrano nell’ambito della cultura e della ricerca scientifica. Quel giorno ho comunicato che il G7 non si sarebbe più tenuto a Firenze, ma a Taormina. In questo modo abbiamo voluto far vedere cosa può essere questa regione, baricentrica rispetto alle grandi crisi internazionali. Da qui al prossimo anno vogliamo fare un grande investimento sulla Sicilia”.

L’insonnia e Matteo Messina Denaro

Nel suo intervento, Renzi ha fatto anche un breve cenno alla mafia. “Certo i problemi ci sono: se c’è un Matteo che mi toglie il sonno, non è Salvini, ma Messina Denaro. Non ci daremo pace fino a quando non lo avremo preso”.

Non solo Ryanair

Renzi ha strappato alla platea l’applauso più convinto quando ha promesso che Ryanair continuerà ad assicurare i suoi collegamenti con l’aeroporto “Vincenzo Florio” di Birgi. Ciò a testimonianza di quanto sia sentito quest’argomento nel trapanese, soprattutto tra i giovani e gli operatori delle strutture ricettive e della ristorazione. Resta da capire come si concretizzerà l’intervento del governo su questo fronte… Ma Renzi ha anche detto che non basta Ryanair per avere flussi turistici equiparabili a quelli delle Canarie o delle Baleari (che registrano ogni anno cinque volte le presenze turistiche dell’intera Sicilia). “Servono strutture più accoglienti. Ed è per questo che quest’anno, nell’organizzazione della legge di stabilità, abbiamo messo dei soldi anche per i condomini e gli alberghi”. Fondi a cui si aggiungono anche quelli per le periferie: “Abbiamo finanziato anche un progetto presentato dal Comune di Trapani. Non facciamo distinzioni tra le amministrazioni guidate dal Pd e quelle guidate da altri partiti”. Ai siciliani, poi, Renzi consiglia di puntare con maggiore convinzione sul patrimonio enogastronomico e, più in generale, sulle produzioni (il vino, su tutte) che godono di una crescente attenzione sui mercati internazionali.

Il referendum

La seconda parte dell’intervento di Renzi è interamente dedicata al referendum del prossimo 4 dicembre: “Sono 30 anni che i politici ci dicono che le cose devono cambiare. Tutti hanno cercato di superare il bicameralismo paritario, rendere più semplici i rapporti tra Stato e Regioni. Cos’è cambiato negli ultimi due anni? È cambiato che noi ce l’abbiamo fatta”. Tuttavia, i tanti politici che in passato avevano caldeggiato riforme nella sostanza molto simili a quella su cui ha lavorato il Ministro Maria Elena Boschi adesso dichiarano di votare No. E qui Renzi ammette di aver sbagliato a personalizzare il referendum, nel momento in cui promise che in caso di sconfitta si sarebbe dimesso. “Quando si è capito che questo referendum poteva diventare l’occasione per quelli di prima di tornare, sono diventati favorevoli al bicameralismo paritario”. Poi il presidente elenca le ragioni del Sì: ridurre il numero di parlamentari (“950 sono troppi”); semplificare il processo decisionale (“Con questa riforma vogliamo dare un segnale: in Italia le cose si fanno in maniera un po’ più semplice. Madrid da sola ha più chilometri di metropolitane rispetto a tutte le città italiane messe assieme”); la soppressione del Cnel (“Ha una sede meravigliosa, ma non serve a niente”). Poi un passaggio sulla deriva autoritaria paventata dai detrattori della riforma: “L’articolo 95 riguardante i poteri del presidente del Consiglio non viene neanche toccato. Dire che l’Italia è una dittatura è ingiusto per l’Italia. E’ un’accusa che non possiamo accettare”. E qui il riferimento è anche allo scivolone del pentastellato Luigi Di Maio che ha paragonato l’Italia al Venezuela di Augusto Pinochet (in realtà avrebbe dovuto parlare del Cile ndr): “Volevano cambiare la storia, sono finiti a cambiare la geografia”. In mezzo il premier cita Meuccio Ruini, padre costituente toscano, notoriamente massone. E di fronte a questo passaggio qualche spettatore più attento in platea si è chiesto se Renzi abbia voluto mandare tra le righe un messaggio in una terra in cui la massoneria ha storicamente un ruolo importante (ma non sempre nobile).

L’appello finale: il sale e la vela

Nel congedarsi dal pubblico dell’Ariston, Matteo Renzi è tornato – da showman ormai consumato – a strizzare l’occhio a Trapani, “città del sale e della vela”. “Il simbolo del Comune di Firenze è la tartaruga con la vela: il messaggio è un invito ad andare avanti con saggezza. A voi chiedo di essere sale e vela. Aiutateci a rendere questo paese gustoso con il sale e ad andare avanti con la vela. W Trapani, W l’Italia”.

I democratici trapanesi

Va dato atto al Pd di Trapani, guidato da Francesco Brillante, di aver dimostrato una buona capacità organizzativa, considerando che l’ufficializzazione dell’arrivo di Renzi a Trapani è arrivata con pochi giorni di anticipo rispetto all’evento. Riguardo alla partecipazione dei dirigenti degli altri centri della provincia, si sono visti gran parte dei sindaci del territorio: Alberto Di Girolamo (Marsala), Domenico Venuti (Salemi), Mino Spezia (Valderice), Giacomo Tranchida (Erice). Tra le prime file anche l’assessore regionale Baldo Gucciardi, la senatrice Pamela Orrù, l’onorevole Antonella Milazzo, il segretario provinciale Marco Campagna, gli ex deputati regionali Camillo Oddo e Antonio Parrinello (seduto più indietro) e l’assessore marsalese Anna Maria Angileri, che fu “renziana della prima ora” quando la maggior parte del Pd della provincia era ancora con i leader storici del centrosinistra. Tra i primi a sostenere l’attuale presidente del Consiglio in Sicilia c’era sicuramente anche Davide Faraone, avvistato ieri all’Ariston con Paolo Ruggirello (così come la sua componente marsalese rappresentata da Enzo Sturiano, Luana Alagna e Ginetta Ingrassia). Proprio l’ingresso nel Pd di Ruggirello (ex Mpa) continua ad essere tenuto in standby dai vertici trapanesi del partito. E di questo, magari, si sarà parlato dietro le quinte dell’Ariston con lo stesso Renzi, prima che il presidente uscisse nuovamente dalla porta laterale per dirigersi verso le altre tappe di questo tour siciliano. Utile per il referendum, sicuramente. Ma anche per blindare alcune alleanze con un occhio al 4 dicembre e un altro alle regionali del 2017.

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