Piacere, Gino Strada

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Piacere, Gino Strada

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venerdì 23 Settembre 2016 - 12:13

E’ proprio vero che “la vita è l’arte dell’incontro”. Nel lavoro, in amore e, persino, nel meraviglioso mondo dei balocchi, quello della politica.
Succede così, in un mondo che oggi ha un imperativo categorico, APPARIRE, può capitarti di incontrare chiunque.

Mi trovavo nella postazione di Radio 102, emittente con cui collaboro, al Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo. Ad un certo punto, quest’uomo brizzolato si siede a un tavolo non lontano da me.
Aria cupa, quasi schiva, lineamenti levigati. Mi accorgo subito di lui. Era Gino Strada.
Medico e fondatore di Emergency. Fu persino indicato come candidato alla Presidenza della Repubblica. Ho un po’ di timore, per due motivi: 1) mi sarei preparato l’intervista, se avessi saputo di poterla realizzare; 2) è Gino Strada. Chiedo e gentilmente lui mi concede una chiacchierata radiofonica. Non potevo lasciarmi scappare questa opportunità. Insieme a me il collega, Alberto Conticello.
Vado dunque a braccio. Gli dico che ho letto che sono 7 milioni le persone curate da Emergency dal 94 (anno della sua fondazione) ad oggi.
E’ un numero preoccupante, perché la maggior parte di queste persone sono vittime della guerra. Quindi vittime della follia dei potenti che dominano la terra” così Gino Strada parla dell’attività di Emergency. Continua accennando a quanto poco stanno facendo, a suo avviso, per dare una mano, ma consapevole che fanno quello che possono con le risorse che hanno a disposizione.

Intervista a Gino Strada

Intervista a Gino Strada

Alla domanda “rifarebbe tutto” risponde “certo, cercherei di farlo meglio perché i bisogni sono assolutamente enormi”. Per me ne basterebbero già 5 o 6 di Gino Strada per cambiare il mondo.
Continua a parlarmi di progetti, quelli che lui chiama sogni. E mi parla di speranze, di vita, della stupidità della politica e di quanto sarebbe bello “andare a pescare”. Ma adesso non si può.
Ci racconta che il sogno di Emergency, dal 94 ad oggi, è un mondo senza guerra
Dopo qualche minuto di amabile chiacchierata in diretta radio, decido che anche lui deve avere la possibilità di godersi il concerto di Edoardo Bennato, che da li a poco sarebbe salito sul palco (ad un paio di metri da noi).
Lo ringrazio e lui mi lascia con un concetto che nella sua semplicità mi ha stravolto: “Le guerre le fanno i ricchi e i potenti. E poi a morire ci mandano i figli dei poveri”.

Intervista finita, mi tolgo la cuffia, metto il microfono sul tavolo… tendo la mano: “comunque piacere, sono Ninny Bornice” – “piacere, Gino Strada”.

Ascolta l’audio

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