Il Marsalese –Atto Secondo di Fabio D’Anna

redazione

Il Marsalese –Atto Secondo di Fabio D’Anna

Condividi su:

lunedì 01 Agosto 2016 - 16:48

Non poteva esserci una cornice migliore per la presentazione di un libro che parla di Marsala. Il Circolo Velico locale la sera del 28 luglio era affollatissimo. Non tanto per il fascino del posto o per la sapiente ed efficace riuscita della pubblicizzazione dell’evento, quanto perché, credo, i cittadini marsalesi, residenti e non residenti, volevano sentir parlare di loro stessi e capire se effettivamente l’autore Fabio D’Anna, con questo secondo libro, fiancheggiato questa volta da Pasquale Teri e da Chiara Putaggio potessero essere soddisfatti del dibattito. Nessuno era lì per sentirsi dire che il marsalese in questi otto anni, dalla pubblicazione del primo libro, fosse cambiato, non importa se in meglio o in peggio. “Il marsalese tipo o meglio fenotipo camaleontico in tutte le sue sfaccettature” sarebbe rimasto sempre lo stesso. Una operazione difficile che in larga parte l’autore ha saputo mantenere e sviluppare grazie alla sua facondia e alla stessa scelta degli argomenti e dei temi, mai ostentatamente letterari, semantici, etimologici o filologici, ma, se così si può dire, declinati a tutto campo, da quello sociologico, politico, storico a quello di più stringente attualità. Non nel senso del riferimento alla “globalizzazione” o alla “società liquida”, categorie ormai abbondantemente stagionate e scontate, ma per aver fornito spunti e talvolta agevoli appigli ad alcuni dei presenti, in maniera tale da poter, come poi è avvenuto, esprimere in piena libertà il proprio pensiero, compreso quello del Sindaco, Alberto Di Girolamo, il quale alla domanda della giornalista e docente Chiara Putaggio, rispondeva che “l’ossimoro del marsalese” non è semplicemente una figura retorica, opportunamente utilizzata dall’autore per descrivere “le maschere beffarde, sarcastiche e salaci che si adattano ai tempi che cambiano, facendo permanere come per un incantesimo voluto dagli dei dell’indolenza, le sue visioni miopi (adattamento, ignavia, invidia, sfacciataggine, apparenza), ma che c’è e preesiste fra gli stessi conterranei. Sostenendo, a ragione, che l’abitante di Strasatti e di Santo Padre delle Perriere è persino antropologicamente diverso dal cittadino di Paolini e di Santa Venera, per non parlare del rapporto di incompatibilità che c’era e forse esiste ancora fra questi ultimi, che sono i “viddrani” e i cittadini del centro di Marsala e della Marsala bene, che erano e forse continuano a essere i “spillacchi.

Nessuno ormai nega che si è creato una sorta di meticciato fra i cittadini del centro e quelli delle contrade ma resta la separatezza e l’atteggiamento fra le diverse categorie sociali ed educative al proprio interno. Resta il patrimonio storico, culturale e paesaggistico ma prevale il cinismo piuttosto che il civismo, senza il quale è impossibile valorizzare ed esaltare quell’immenso patrimonio di cui parla l’autore. Il ruolo della scuola e dell’istruzione in queste occasioni è sempre chiamato in causa, soprattutto con riferimento al compito degli operatori, degli insegnanti e all’importanza dei programmi che si devono attuare. Ma anche e soprattutto è la condotta degli studenti, dei giovani e degli adolescenti a impensierire i marsalesi. Al loro interno non mancano forme e manifestazioni di bullismo cui quasi sempre corrispondono e si accompagnano diffuse e allarmanti reazioni di tipo razzista, xenofobo e discriminatorio nei confronti dell’emigrato, del diverso, del più debole e del più indifeso. Di fronte a questo quadro non molto allettante si è pure parlato de “La grande bellezza”, il film italiano che ha vinto l’Oscar. E a tal proposito Fabio D’Anna non poteva non citare Plotino, un nostro antico cittadino lilibetano, che diceva “la vita dell’anima è l’occhio che vede la grande bellezza”. Non sappiamo se il regista, Paolo Sorrentino si sia ispirato a questo celebre detto. Ricordo che il film si apre con una citazione tratta dal “Viaggio al termine della notte” di Luis Ferdinand Célin: “Viaggiare è molto utile, fa lavorare l’immaginazione, il resto è delusioni e pene….”

Filippo Piccione

Condividi su: