A diciassette anni dalla sua prima mondiale, tenuta al Teatro Impero di Marsala nel lontano 1999, l’opera lirica “Salvo D’Acquisto” continua a suscitare interesse e ammirazione. Presentata, nel corso degli anni, in alcuni prestigiosi teatri d’Italia, quali il Teatro Massimo di Palermo e poi a Roma, a Treviso e all’estero, in forma di selezione, in Messico e a San Pietroburgo, mercoledì 9 Marzo alle ore 20:30, andrà in scena al teatro Verdi di Pisa. Saranno il tenore Roberto Cresca a interpretare Salvo D’Acquisto e Natalizia Carone a interpretare Maria, con la regia del baritono Marcello Lippi. Il compositore Antonio Fortunato e il librettista Claudio Forti, entrambi marsalesi ed entrambi “Premio UNESCO” alla carriera, aggiungono un altro importante tassello al palmarès di un’opera che, nata per celebrare la figura dell’eroico carabiniere Salvo D’Acquisto, Medaglia d’Oro al Valor Militare, ha raccolto ovunque unanimi consensi di pubblico e critica, l’interesse delle più importanti riviste specializzate e di numerose trasmissioni radiofoniche e televisive (“La Barcaccia” su Radio 3, “Novecento” con Pippo Baudo, ecc.). Il melodramma si compone di un atto e due quadri ed è, come afferma il compositore Antonio Fortunato, “un’opera verista permeata da un discorso musicale che impiega stilemi tonali ed atonali, non disdegnando momenti di minimalismo”. Il primo quadro è preceduto dal Preludio, in cui una voce recitante si fonde al violoncello che identifica e rappresenta, “con il suo canto solitario, scarno, amaro e toccante, il gesto dell’offerta sacrificale di Salvo D’Acquisto, in un abbraccio ideale tra terra e cielo”.
Il libretto di Claudio Forti è, per usare le parole dello scrittore, “abbastanza snello da rispettare l’indispensabile equilibrio che mai deve mancare tra parole e musica, ma sufficientemente robusto da sorreggere la forza espressiva delle note”. Lo stesso Giuseppe Verdi raccomandava ai librettisti “brevità”, perché questa “è voluta dal pubblico”. La parola drammatica, è così strutturata per dare spazio alla musica, la musica esprime da sola ciò che non si può risolvere in parole e conclude con un finale altamente toccante e amaro in Sol maggiore. I dialoghi tra i vari personaggi sono semplici e sono stati dettati dalla scelta di lasciare soltanto al gesto di Salvo D’Acquisto, la portata della sua grandezza. Il D’Acquisto di Forti è un uomo che nasce eroe e lo diventa, il suo eroismo, quel “fuoco sacro che brucia nel petto”, è al servizio delle’umanità, esprime il suo amore per gli altri. Al coro è demandato il compito di rappresentare il “sentire comune”. A proposito della rappresentazione tenutasi al Teatro Massimo di Palermo il 22 giugno del 2002, il critico Alessandro Zignani riferì che l’opera di Fortunato e Forti, “esprime la volontà di rendere il destino uno strumento di memoria, e non una semplice successione di eventi. Tre elementi danno al libretto il carattere di una tragedia greca: la bellezza dello scenario sulla cui eterna ciclicità si profila l’insignificanza del destino umano; la contemplazione del dolore da parte del coro, di per sé impotente ad arrestare l’incombere del Fato, ma la cui pietà permette al sacrificio del singolo di divenire, per tutto un popolo, redenzione dalla storia; infine, il tema della memoria, la perduta simbiosi tra Storia ed Individuo, prima che la guerra infrangesse quel patto non scritto che lega ogni individuo alla fiducia nel divenire”. [ Gianna Panicola ]