La Corte Costituzionale ha ammesso uno dei sei quesiti referendari anti-trivelle richiesti dal comitato No Triv e da nove Consigli regionali. Sul piano politico occorre dire che hanno votato a favore della richiesta referendaria quasi tutti i consiglieri regionali di maggioranza e in modo particolare quelli del Partito Democratico. In Sicilia invece è andata diversamente. Ma ci ritorneremo. La Consulta ha dunque bocciato gli altri cinque quesiti, ma ha salvato l’unico che aveva ottenuto l’ok dalla Cassazione anche dopo le modifiche volute dal governo nella legge di stabilità. Matteo Renzi in prima persona aveva impegnato i suoi uffici a modificare l’ex finanziaria pur di fare bocciare il referendum. Tentativo fallito: si andrà al voto anche se solo sulle trivellazioni in mare. Ma ora i No Triv puntano a salvare anche gli altri quesiti, almeno altri due: sollevando un conflitto di attribuzione insieme a sei Regioni. Nello specifico, il quesito ammesso dall’Alta Corte riguarda la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate. E’ uno smacco per il governo, deciso a contrastare la richiesta referendaria con una memoria ad hoc presentata dall’Avvocatura dello Stato in Corte Costituzionale. Ora il referendum dovrà essere indetto in una data che cade nel periodo stabilito dalla Costituzione: dal 15 aprile al 15 giugno. E il governo dovrà anche giustificare la sua intenzione di respingere la richiesta di election day con le amministrative già avanzata dai No triv per risparmiare risorse e per avere qualche speranza in più di raggiungere il quorum. Da noi l’Ars, sempre sensibile ai temi ambientali, si era espressa contro la richiesta di referendum. Hanno votato a favore della richiesta del Governo (non è proprio questa la dizione esatta, ma serve per capire) i deputati del Pd che in Sicilia evidentemente sono più renziani che altrove. Il comitato No Triv non molla anche sugli altri quesiti bocciati. Solleverà il conflitto di attribuzione per salvare almeno due dei quesiti bocciati. Il conflitto verrà sollevato con le sei delle regioni che finora si sono dichiarate disponibili: Basilicata, Veneto, Puglia, Marche, Liguria e Sardegna. Si aspetta anche la decisione delle altre tre regioni referendarie. Non cercate tra di loro la Sicilia, qui sono renziani e quindi per i buchi nel mare
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