A distanza di alcune settimane, il segretario provinciale del Partito Liberale Italiano Francesco Paolo Priulla torna a scrivere al sindaco di Trapani Vito Damiano, chiedendone le dimissioni. Una richiesta che si inserisce in un clima politico già particolarmente acceso, in vista della mozione di sfiducia che dovrà essere discussa nei prossimi giorni dal Consiglio comunale di Trapani. Di seguito il testo, che – naturalmente – fa anche riferimento alle vicende romane che hanno portato alle dimissioni del primo cittadino della Capitale Ignazio Marino.
“Caro Sindaco, lei stesso si rende certamente conto che la sua posizione è sempre più imbarazzante. La mozione di sfiducia che sfida il voto popolare è rara. Non si è paventata neppure a Roma, dove, come sa, sono tutti contro Marino. Si è dimesso lui, perché c’è ancora il rispetto per la volontà popolare, che lo aveva eletto, a frenare la parzialità politica. Ne imiti dignitosamente l’esempio, essendo colma anche da noi la misura. E non c’è possibilità di appello. Mi auguro che in questo momento lei non stia erroneamente cercando di richiamare l’orgoglio dei suoi compagni di cordata per prolungare l’agonia di un mandato ormai fallito. Per la cittadinanza lei non è più il sindaco di Trapani. Non c’entrano la Tares né la nave romana regalata a Marsala.
È che non funziona più nulla. La città è demotivata e senza guida. Lei, che è stato un ottimo ufficiale, oggi è un pessimo amministratore. Non avrebbe dovuto azzardare un cambio di carriera. La politica è un’arte riservata a pochi. Mentre oggi, purtroppo, l’ambizione muove anche i mediocri. Lei è stato sfiduciato anche da chi, schiavo di dover scegliere tra destra e sinistra, lo aveva incautamente votato. È arrivato il momento di scegliere i migliori. È ora che i cittadini votino per l’interesse dei propri figli, per la tutela della famiglia, per la dignità della città. Ma chi dovrebbe ratificare la sua incapacità non vuole rischiare soluzioni al buio. Preferiscono decidere loro chi sarà il suo successore, non farlo scegliere ai trapanesi. Noi non abbiamo candidati né pretese. Ecco perché facciamo appello al suo buonsenso per suggerirle di non consentirglielo. Abbia un ultimo impulso d’orgoglio. Passi lei dalla parte della gente, un’umile e trascurata categoria di cui dovrà, comunque, rassegnarsi di far parte”.
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