Se sapremo dov’è Denise, l’Italia sarà un Paese migliore

redazione

Se sapremo dov’è Denise, l’Italia sarà un Paese migliore

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giovedì 08 Ottobre 2015 - 16:28

Il primo settembre 2004 l’Italia è cambiata. Non lo sapeva ancora, a mezzogiorno, di quella terribile giornata, quando la piccola Denise era scomparsa da casa da mezz’ora appena, ma l’Italia, tutta, era già cambiata. Per la prima volta una vicenda avvenuta in una cittadina del sud, una vicenda in un certo senso “familiare”, stava per entrare in tutte le case del nostro Paese e lì sarebbe rimasta… per sempre. Nei giorni seguenti è cresciuta l’apprensione per questa piccina che abbiamo imparato ad amare conoscendone decine di scatti, perfino la voce in un video diffuso dai media – tremendi o meravigliosi complici –  e così, di giorno in giorno Denise è diventata nostra figlia, nostra nipote, nostra sorella, nostra cugina.  Uno status che non cambierà nemmeno tra cinquant’anni, perché Denise Pipitone è entrata nella storia del nostro Paese. Nella storia perché è in seguito al suo rapimento e alla lotta strenua della “mamma d’Italia” Piera Maggio che è stata istituita la cosiddetta “legge Denise” che differenzia il sequestro di persona, già disciplinato dalla nostra legislazione, dal sequestro di minore. Proprio in nome di questa stessa “legge Denise” i pm del Tribunale di Marsala in primo grado e il procuratore generale innanzi alla Corte d’Appello, hanno invocato 15 anni di reclusione per Jessica Pulizzi, unica imputata (anche se le è stato contestato il reato in concorso, senza che mai sia stato imputato però nessun altro) per la scomparsa della bimba, sua sorella da parte di padre. Ma sia in primo che in secondo grado Jessica è stata assolta. Si va ora verso il terzo grado di giudizio, ma la Cassazione, si sa, non interviene nel merito della faccenda, ma sulla legittimità della sentenza. Nel frattempo però sono trascorsi undici anni pieni. E Denise è cresciuta, pur rimanendo sempre la bimba d’Italia. In questi lunghi anni però in tantissimi sono stati i mitomani che hanno chiamato Piera Maggio o le forze dell’ordine per raccontare informazioni più o meno verosimili sulla sorte della piccola. Lo scorso 7 ottobre un ennesimo colpo di scena. Piera rivela a “Chi l’ha visto”, trasmissione di Rai 3 che da sempre ha seguito il caso,  che lo scorso agosto una ragazzina, via facebook, le ha scritto: “Sono Denise mamma”. Si tratta di una risposta all’appello diffuso da Piera Maggio, con la sua foto insieme alla scritta “Denise ti ricordi? Sono la tua mamma”. Al momento non è dato sapere se sia solo uno scherzo di cattivo gusto o se ci sia un fondamento dietro questa affermazione shock. Ancora una volta l’Italia sta col fiato sospeso. Ma una cosa ora è certa. Dopo undici anni di trepidazioni, lacrime, foreste di telecamere, intrecci familiari svelati, dolori che uniscono e strazi che dilaniano, non è più possibile temporeggiare. Occorre che l’Italia, lo Stato dia una risposta celere e certa. Visto l’unica imputata – di reato in concorso – non è colpevole, è doveroso scoprire chi invece lo è. È doveroso non solo per il diritto legittimo di una madre a riabbracciare sua figlia, ma lo è per un intero Paese che ha atteso finora un epilogo che sia chiaro e distinto. Un Paese che per tanti versi sta cercando di ripartire. Ebbene, io credo che se sapremo dov’è Denise, chi l’ha presa e perché l’ha fatto, l’Italia sarà un Paese migliore.

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