Franco Rinaldi (PD), Bruno Marziano (PD), Anthony Barbagallo (PD), Paolo Ruggirello (PD), Mario Alloro (PD), Antonello Cracolici (PD), Giuseppe Lupo (PD), Giuseppe Arancio (PD), Giuseppe Laccoto (PD), Antonella Milazzo (PD), Baldo Gucciardi (PD), Giovanni Di Giacinto (MEG – PS), Antonio Malafarina (MEG – PS), Giuseppe Gennuso (PDS – MP), Salvatore Lo Giudice (PDR). Sono i nomi dei deputati dell’Assemblea regionale siciliana che hanno bocciato la proposta di referendum contro le trivelle nei mari della Sicilia. L’Ars non ha raggiunto il quorum: 38 sono stati i sì, 16 i no e due gli astenuti alla prima votazione, alla seconda invece, 32 favorevoli, 15 contrari e due astenuti. Un risultato che ha già prodotto polemiche da più parti politiche. I più agguerriti sono gli esponenti 5 Stelle che si sono espressi per il tramite del Presidente della Commissione Ambiente, Giampiero Trizzino: “Lo scandalo è per la stupidità di questa gente che perde così nettamente la faccia. Il Pd con questo voto ha detto a Renzi di fare della Sicilia quel che vuole ma noi porteremo avanti il referendum insieme ai No Triv”. Anche dal canto Udc, il Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha manifestato così le sue perplessità: “È incomprensibile la scelta dell’Assemblea regionale siciliana. Quelle norme rappresentano un attacco sostanziale alle nostre prerogative statutarie”. Non ha “voglia di tacere” per sua stessa ammissione, il sindaco di Petrosino Gaspare Giacalone, primo cittadino di uno dei comuni le cui acque sono interessate dalle eventuali operazioni di trivellazione. “Tutti i comuni costieri del trapanese avevano risposto all’appello di Greenpeace dicendo chiaramente no alle trivellazioni. Questi comuni rappresentano la stragrande popolazione di questo territorio. L’Ars, con il voto determinante di deputati eletti a Trapani, ha invece bocciato il referendum su questo argomento. Semplicemente non siamo stati rappresentati”. Non meno dure le parole del deputato nazionale di SEL, Erasmo Palazzotto: “Questo Parlamento e questo Governo regionale dimostrano ancora una volta di lavorare per la tutela dei grandi interessi economici e non per la difesa degli interessi dei siciliani. La Sicilia sarà una delle regioni più colpite dalle trivellazioni ed è surreale che sia l’unica a non chiedere un referendum affinché siano i cittadini a decidere del proprio futuro. É evidente che questa classe dirigente ha paura della democrazia – conclude Palazzotto – ma il referendum si farà lo stesso nonostante la pagina vergognosa scritta oggi e saranno i cittadini siciliani a difendere con lo strumento democratico del voto la propria terra”. Palazzotto intende dire che, nonostante la bocciatura della proposta all’Ars, 5 regioni italiane hanno già presentato richiesta di referendum alla Corte Costituzionale e se questa deciderà per l’ammissibilità, tutti dovrebbero andare al voto, anche i siciliani.
Per il vero, andrebbero bene anche 500mila firme. Da qui la petizione indetta da “Il Vomere”, Greenpeace, Wwf, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Anci, Legacoop Pesca Sicilia e Touring Club Italia, per dire no alle trivelle e allo Sblocca Italia del Governo Renzi “… il disegno di legge sugli eco-reati non ha ancora completato il suo iter legislativo e adesso tornerà al Senato per la quarta lettura, rischiando così di arenarsi definitivamente col plauso di quei petrolieri e di quelle lobby industriali, che, pur di tutelare i loro interessi, dimostrano un’assoluta indifferenza per il nostro mare e per il nostro territorio”, si legge nella petizione popolare.
Abbiamo infine sentito telefonicamente uno dei deputati che ha bocciato la proposta all’Ars, la marsalese Antonella Milazzo: “Avverto un clima mediatico strano soprattutto fatto di una poca conoscenza dell’argomento. La norma nazionale, come ha più volte spiegato il ministro Galletti, dice che non sarà possibile effettuare trivellazioni in prossimità delle coste e delle zone protette”. In pratica l’onorevole afferma che né all’interno dello Stagnone né in prossimità di esso né nelle isole Egadi, sarà possibile trivellare. “Il nostro ordinamento prevede controlli severissimi, non capisco quanti si vogliano “pulire la coscienza” affermando che se non si trivella sulle acque italiane, altrove è possibile. Invece occorre in maniera forte, fare rispettare i protocolli internazionali a tutti i paesi del Mediterraneo”. Ma la Milazzo è pessimista a riguardo; “Il referendum, con l’abolizione dell’articolo 38, ripristinerebbe il sistema precedente che prevede comunque le trivellazioni”, ha sottolineato. Bisognerebbe attendere, una qualche replica dagli esponenti marsalesi del Partito Democratico in merito all’argomento, considerato che all’interno della grande coalizione – a livello comunale, provinciale e regionale – già affiorano i primi malcontenti e le prime spaccature.