Nessuna condanna per il 12 imputati, buona parte dei reati risultano prescritti
“Perché il fatto non sussiste” sono stati assolti dal reato di associazione a delinquere ai fini dei correlati reati di truffa e appropriazione indebita i due fratelli Giovanni e Giorgio Arena e la loro madre, Elena Ventura. Per loro il pubblico ministero Antonella Trainito, in sede di requisitoria, aveva avanzato richiesta di condanna. Per entrambi i fratelli Arena era stata chiesta una pena di quattro anni di reclusione perché secondo il pm sarebbero stati responsabili del reato di associazione per delinquere. Per il medesimo reato una pena di due anni è stata chiesta per Elena Ventura. Il pm aveva chiesto l’assoluzione per insufficienza di prove per Pietro Giuseppe Centonze e l’assoluzione per tutti gli altri per intervenuta prescrizione. Si è concluso dunque senza condanne il processo che vedeva dodici imputati accusati, a vario titolo, di truffa nella compravendita di auto di grossa cilindrata sull’asse Italia-Germania e falso. Questi gli imputati: i fratelli Giovanni e Giorgio Arena di 39 anni nel 2007 gestivano di fatto l’autosalone Autoelite, Pietro Giuseppe Centonze, 39 anni, Elena Ventura, di 63 anni, madre dei fratelli Arena e amministratrice dell’Autoelite, Domenico Crimi, 33 anni, Giuliano Balsamo di 61, Gianvito Marino di 39, e Saverio Fici ,43, tutti dipendenti dell’Autoelite, Giuseppe Patrik Basile, titolare di un’agenzia automobilistica, Anna Concetta Pinto, Piero Genna e Girolamo Stassi. Per questi ultimi l’accusa era di falso. Il collegio presieduto da Sergio Gulotta (a latere Tommaso Pierini e Iole Moricca) ha pronunciato il verdetto assolutorio dal reato di associazione a delinquere, mentre per Giovanni Arena, per due episodi di truffa è stata rimessa la querela, gli altri reati risultano prescritti.