Secondo l’accusa il titolare della scuola “Da Vinci” non pagava gli insegnanti, ma il giudice ha decretato che “il fatto non sussiste”
Con un’assoluzione “perché il fatto non sussiste” si è concluso il processo a carico di Vito Pecorella, di 69 anni, alla sbarra per estorsione ai danni di dipendenti della scuola “Leonardo Da Vinci”. Il pm aveva chiesto una condanna a 5 anni di reclusione, richiesta alla quale si erano associati gli avvocati di parte civile che assistono le persone offese: Sebastiana Giordano e Caterina Fornic difesi da Letizia Pipitone e Manfredo Mulè assistito da Vito Buffa. “Nonostante il tempo trascorso, visto che il processo scaturisce da un’indagine conclusa nel 2006, mentre il rinvio a giudizio è arrivato nel 2012 – ha detto l’avvocato Pipitone – le parti civili e parti offese sentite al dibattimento non solo hanno confermato il capo di imputazione, ma hanno anche ricordato esattamente quello che era un sistema in virtù del quale non si pagavano gli stipendi”. L’avvocato Walter Marino, difensore di Pecorella, invece ha detto: “nessuna estorsione, ma un accordo tra datore di lavoro e dipendenti che c’era fin dall’inizio e non c’è stata nessuna minaccia. I lavoratori non hanno rifiutato i contributi pensionistici. Gli stessi dipendenti hanno ammesso di sapere tutto dall’inizio. Nessuno è stato minacciato per concludere il contratto”. Il giudice Sara Quittino ha emesso un verdetto di assoluzione.