Siamo una frana

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

Siamo una frana

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lunedì 13 Aprile 2015 - 17:54

Sta cadendo a pezzi questa terra disgraziata. Sta crollando colpo dopo colpo, come un pugile suonato che stancamente si trascina verso il gong. La storia dell’ennesimo cedimento della rete autostradale siciliana non è che l’ennesimo episodio di una geografia regionale che somiglia sempre più a un colabrodo. Peraltro, come evidenziato da più parti in questi giorni, la precarietà del viadotto Hymera era nota da tempo. Ma in un Paese in cui la procedura d’urgenza è stata applicata in maniera discutibile ai grandi eventi (come avvenuto per le regate dell’America’s Cup di Trapani o per il G8 de L’Aquila), si ignorano situazioni che meriterebbero ben altra attenzione. Dicono che ci vorranno anni per ripristinare la viabilità. Nel frattempo, i siciliani che vorranno andare da Palermo a Catania impiegheranno cinque ore. Non sarebbe una tragedia se solo avessimo una rete ferroviaria accettabile. Non solo non l’abbiamo, ma ci ritroviamo amministratori che invece di impegnarsi per trovare soluzioni realizzabili, lanciano proposte poco praticabili. Come il sindaco di Catania Bianco che chiede alla Ryanair un collegamento aereo tra la sua città e il capoluogo. Più facile convincere gli irlandesi a non bere più birra… Mentre scriviamo ci arriva la notizia delle dimissioni (a furor di popolo) del presidente dell’Anas Pietro Ciucci, tipico esempio di uomo per tutte le stagioni, capace di trovare sponsor politici a destra e sinistra e di capire quando arriva il momento di farsi da parte. Tanto, poi, c’è sempre tempo per tornare in gioco, come hanno dimostrato tanti altri amministratori pubblici che hanno attraversato con disinvoltura la Prima e la Seconda Repubblica. Ma, chiaramente, Ciucci non è che un pezzo di un ingranaggio più complesso, che presenta responsabilità ben più diffuse. Lo diciamo senza mezzi termini: le strade in Sicilia fanno schifo. A tutti i livelli. E sono tanti i paesini che ogni giorno rischiano l’isolamento: basta una pioggia più insistente del solito per far franare quelle lingue d’asfalto che su cui ogni giorno viaggiano residenti, pendolari e turisti. A quel punto, magari, qualche altro sindaco proverà a chiedere un volo Roccacannuccia – Comiso, qualcuno rispolvererà la solita litania nostalgica sui Borboni e qualcun altro chiederà il commissariamento della Regione. Dopo una settimana, passato il can can mediatico, ognuno tornerà a fare quel che ha sempre fatto. Amen.

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