Verdetto di condanna anche per due ex consiglieri campobellesi: la pena è di tre anni e mezzo per Antonino Di Natale e di due anni (pena sospesa) per Giuseppe Napoli, ma per loro il reato è stato derubricato. I difensori si appelleranno.
Il Tribunale collegiale presieduto dal giudice Sergio Gulotta (a latere Tommaso Pierini e Iole Moricca) ha emesso una sentenza di condanna per tutti e tre gli imputati del processo scaturito dalla denuncia dell’imprenditore mazarese Vito Quinci. In particolare l’ex sindaco di Campobello Ciro Caravà, accusato di concussione, è stato condannato a 4 anni e sei mesi (anche se gli sono già stati concessi tre anni di indulto. Quindi, qualora la sentenza divenisse definitiva dovrebbe scontare un anno e mezzo di reclusione). Alla sbarra, per il medesimo reato, due ex consiglieri comunali campobellesi e in particolare il collegio giudicante ha decretato la pena è di tre anni e mezzo per Antonino Di Natale e quella di due anni (pena sospesa) per Giuseppe Napoli, ma per loro il reato è stato derubricato, così come richiesto, in subordine dagli avvocati difensori, in un reato meno grave: “induzione indebita a dare o promettere utilità”. In sede di requisitoria una condanna a sette anni di carcere era stata chiesta dal pubblico ministero Anna Cecilia Sessa per l’ex sindaco di Campobello di Mazara Ciro Caravà, alla sbarra per concussione e la stessa pena era stata invocata anche per l’ex consigliere comunale di maggioranza Antonio Di Natale, mentre l’assoluzione era stata chiesta per un altro ex esponente del consesso civico campobellese: Giuseppe Napoli. Gli ex consiglieri, erano ambedue stati arrestati nel maggio 2010 dalla Guardia di Finanza. I tre politici di Campobello sono finiti sotto accusa perché, secondo gli inquirenti, avrebbero preteso somme di denaro da un imprenditore di Mazara del Vallo, Vito Quinci, affinché votassero favorevolmente, in Consiglio comunale, la delibera relativa alla concessione edilizia per la lottizzazione e la realizzazione di un albergo con 220 camere da costruire, su un’area ampia circa 80mila metri quadrati, nella zona costiera di Tre Fontane. Secondo l’accusa si sarebbe trattato di una “cessione” di denaro di 21mila euro, ma la persona offesa denunciò anche precedenti episodi, risalenti a prima del 2005, quando Caravà, all’epoca consigliere comunale, avrebbe chiesto somme fino a 30mila euro, per far votare positivamente lo stesso progetto. Gli imputati sono stati assistiti dagli avvocati: Paolo Paladino, Pantaleo, Lentini, Fiorello ed Antonella Moceri.