Gianmario Lucini, il poeta “parrèsiasta”

Claudia Marchetti

Gianmario Lucini, il poeta “parrèsiasta”

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venerdì 14 Novembre 2014 - 17:26

Ricordo del poeta/editore Gianmario Lucini, poeta “parrèsiasta” e istruttore di paraskeuè (equipaggiamento per l’“ascesi” o per pratiche di disidentificazione conflittuale). Il poeta/editore è scomparso il 28 ottobre scorso. Come uomo, poeta ed editore è stato ricordato presso la sala/laboratorio del Teatro abusivo di Marsala. A testimonianza del lavoro poetico e del pensiero di Lucini, sono state presentate L’Ora Zero (a cura di Antonino Contiliano) – opera poetica collettiva, anonima e corredata, sia in copertina che all’interno, con alcune grafiche del pittore Giacomo Cuttone – e Keffiyeh-Intelligenzeper la pace (a cura Gianmario Lucini e Mario Rigli). La testimonianza, la presentazione e l’incontro sono stati curati da Antonino Contiliano. La presenza del pubblico è stata, soprattutto, quella dei giovani. Sono stati letti dei testi poetici sia da L’Ora Zero che da Keffiyeh. Nella lettura delle poesie si sono alternate le voci di: Marta Marino, Marina Genna, Francesco Pellegrino, Maria Grazia Maggio, Fabio D’Anna, Marco Scalabrino, Marco Marino, e, in chiusura, Antonino Contiliano. Antonino Contiliano ha parlato della vita, del pensiero e dell’opera poetica e critica dell’amico Gianmario Lucini. Un poeta che ha vissuto la poesia come pensiero e giudizio riflettente-conflittuale. La decisione e la scelta di un poeta che ha saputo prendere posizione dicendo e praticando il “dire-la-verità” con “franchezza” (parrèsiasta). In tale senso sono state lette anche delle poesie dall’ultima opera edita di Gianmario Lucini, VILIPENDIO (con prefazione di A. Contiliano), e da ISTRUZIONI, una raccolta ancora inedita (ma di prossima edizione). Quest’ultima opera è una vera e propria “paraskeuè, cioè un “equipaggiamento” di poesie come istruzioni per l’uso. Un esercizio di meditazione e di pratica consigliato al viandante distratto dai mercati, venduto alle guerre della pace e ammaestrato alla “banalità del male”.

 Antonino Contiliano

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