L’ignoranza e l’embola

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L’ignoranza e l’embola

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martedì 11 Novembre 2014 - 21:29

Due vecchietti sono seduti sui gradoni di Palazzo VII aprile, quello è il loro posto da anni, tant’è che il marmo è concavo a forma di chiappa, uno dei due è in canotta, pantaloncino e mocassino naturalmente con rigorosa  quasetta bianca, dopo aver alzato la coscia per scorreggiare (col marmo “rintrona”) guarda un ragazzo di colore e dice all’altro: “talè dru niuro ave l’occhi russe, secunnu mia ave l’embola” . L’altro anziano cerca di aguzzare lo sguardo, ma gli occhiali a fondo di bottiglia gli impediscono di vedere e fa per andar via ma il primo lo ferma dicendogli: “dunni vae? Eo un mi susu tanto cu l’emobola chiossae di cacarini di supra un putemo”.

Di tutt’altra natura i commenti al supermercato mentre in fila si aspetta di pagare: “talè ci runano 40 euri o iorno e addumannano puru”; “senta signor cassiere non è che quello lì ha toccato la frutta?”; “me figghio è senza travagghio e iddri travagghiano tutte e li pagano pure bene, 20 euri al giorno in campagna”.

Un altro signore alla cassa tenta di dirgli che  40 euro vanno ai centri, non a loro. Ma la signora “perbene”, dopo qualche secondo risponde “…ehm non mi interessa tutti a casa devono andare, finirà che ce li troviamo in casa e magari vogliono struprarci”.

Finiamo con un parroco marsalese che nella sua omelia dice “prima i nostri poveri” e alle spalle si sente una voce che dice “ma che si miacao cu vino di missa”. Finita la messa, lo stesso che aveva parlato a fatica, scende da dove è appeso e raggiunge il parroco in sagrestia “ senta padre…”, ma il parroco lo blocca subito dicendo che non può perdere tempo perché ha il pranzo della domenica a casa del farmacista. Allora il signore con i capelli lunghi e la barba e una tunica bianca dice “padre non ci sono poveri nostri o di altri e forse lei non sa chi sono io”, risponde il parroco: “sì che lo so: sei un immigrato  palestinese e magari hai puru l’embola”.

 Lillo Gesone

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