Tentata concussione, la Corte d’appello di Palermo condanna Giulia Adamo, la replica dei legali

Vincenzo Figlioli

Tentata concussione, la Corte d’appello di Palermo condanna Giulia Adamo, la replica dei legali

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mercoledì 16 Luglio 2014 - 19:11

La prima sezione della Corte d’appello di Palermo ha condannato a due anni e dieci mesi, il sindaco di Marsala Giulia Adamo.

La vicenda risale al 2005, quando l’attuale sindaco ricopriva l’incarico di presidente della Provincia Regionale di Trapani e fa riferimento ai fondi che l’ente avrebbe dovuto versare al Convitto Audiofonolesi di Marsala. Secondo l’accusa, la Adamo indusse il dirigente del settore Affari sociali della Provincia, Ubaldo Augugliaro, a non versare i finanziamenti necessari alla struttura, fino a quando non fosse stato sostituito il rettore dell’ente, Anna Maria Adamo, con una persona a lei più gradita.

Dopo la denuncia del rettore dell’ente, ad occuparsi delle indagini fu la Procura di Marsala. Inizialmente il capo di imputazione fu l’abuso d’ufficio,  successivamente cambiato in tentata concussione. In ogni caso, Giulia Adamo era stata assolta sia in primo che in appello, prima che la Cassazione annullasse con rinvio la precedente sentenza di secondo grado. La prima condanna arriva adesso, dal collegio presieduto da Gianfranco Garofalo, che oltre ad aver condannato la Adamo a due anni e dieci mesi ha anche disposto l’interdizione dai pubblici uffici, in applicazione della legge Severino.

E’ giunta intanto la nota di replica inviata dai legali del primo cittadino:

L’odierna sentenza della prima sezione penale della Corte di Appello di Palermo giunge a seguito di un lungo processo che ha già visto  l’On. Adamo assolta, per il medesimo fatto, dal Tribunale di Trapani e  dalla seconda sezione penale della medesima Corte di Appello. Restiamo  in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza oggi pronunciata, sicuri che a seguito del ricorso avverso la stessa, la Corte Suprema di Cassazione ricondurrà la vicenda al giudizio di innocenza che già  per due volte i Giudici di merito hanno formulato. E’ davvero singolare che venga considerata contra legem la condotta  con cui un’Amministrazione Pubblica ha scoperto e posto fine ad un vero e proprio latrocinio consumato per anni ai danni della cosa pubblica e che si tentava di continuare a perpetrare. A seguito di tale iniziativa è risultato, infatti, che il convitto nei confronti  del quale si era temporaneamente sospeso il pagamento delle rette, aveva indebitamente percepito dalla Provincia, per uno solo degli anni trascorsi, oltre 78.000 euro, che infatti sono stati dallo stesso successivamente a quest’ultima restituiti.

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