Si tratta del procedimento penale che si sta celebrando davanti al giudice monocratico Matteo Torre. L’imputato è don Vito Caradonna, accusato di minacce aggravate e molestie telefoniche. La parte offesa è Antonino La Rosa, di 40 anni, assistito dall’avvocato Edoardo Alagna. Nell’ultima udienza, in aula, si è svolto il confronto tra l’imputato e la parte lesa che ha spiegato che la voce aveva uno spiccato accento palermitano. Il procedimento scaturisce da alcuni sms anonimi giunti nell’estate del 2011 al telefonino di La Rosa. Gli sms riportavano minacce sulla vita di questo tenore: “Ti uccido. Non hai capito niente sei tu quello che devo distruggere. Saluta per sempre le persone che ami perché non le rivedrai mai più”. “Il mio assistito – ha detto Edoardo Alagna – ha ricevuto questo genere di messaggi per circa 4 giorni. Poi ha sporto denuncia”. Ascoltato in aula in una precedente udienza La Rosa ha detto di non aver mai avuto sospetti sull’autore dei messaggi. Ha riferito che conosceva don Vito superficialmente: “lo conoscevo come prete – ha detto –. L’unico contatto diretto l’ho avuto quando lavoravo per un’agenzia di recupero crediti. Gli portai una cartella, ma poi il pagamento non andò a buon fine”. In un secondo momento, comunque, la stessa fu saldata. Ad ogni modo è stato chiarito che tra i due non c’erano motivi di astio. Don Vito Caradonna è assistito dagli avvocati Stefano Pellegrino e Luigi Pipitone che hanno dichiarato: “non è accertato che la scheda telefonica sia stata in uso a don Vito. Anzi don Vito non ricorda di aver mai fatto uso di questa utenza”. La prossima udienza si terrà il 6 ottobre per la discussione finale.
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