“Una vittoria straordinaria. Un risultato eccellente, non solo perché avvenuto in un contesto di grande difficoltà e dopo due anni di commissariamento, ma anche perché i cittadini hanno dimostrato di aver capito fino in fondo il progetto, votando anche le liste”. Con queste parole Domenico Venuti (trentacinquenne di origini marsalesi, ex consigliere comunale e pupillo del deputato regionale del Pd Baldo Gucciardi) commenta la sua elezione a sindaco di Salemi. Un passaggio politico che arriva dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Consiglio comunale, le dimissioni di Sgarbi e il successivo commissariamento.
Da dove si riparte, adesso?
Con il commissariamento, naturalmente è mancata l’anima politica, così come la possibilità di disegnare il futuro della città. I commissari hanno comunque rimesso in ordine i conti che la passata amministrazione aveva lasciato, con tanti debiti fuori bilancio, lo sforamento del patto di stabilità e le conseguenti sanzioni che hanno penalizzato i servizi ai cittadini. Partiremo adesso dalla cura dell’ordinario per poi proseguire con progetti ambiziosi. Con Sgarbi eravamo diventati famosi e presenti sui giornali, ma tanti aspetti importanti per la quotidianità dei cittadini erano stati trascurati.
Al di là dei problemi specifici di Salemi, ci sono le difficoltà che accomunano un po’ tutte le amministrazioni locali. Come cambia il ruolo di un sindaco di questi tempi?
La politica deve ripartire dai territori e da un rapporto diretto con i cittadini. Deve muoversi a 360° gradi. A Salemi non abbiamo saputo sfruttare i vari patti territoriali, la progettazione sui bandi europei, i Pon, i Por. Il sindaco non deve aspettare i fondi, ma li deve cercare, deve essere più creativo, secondo una progettazione che parta proprio dalla capacità di reperire finanziamenti. I bilanci sono sempre più poveri, la Regione sempre più in difficoltà, lo Stato taglia sempre in direzione dei Comuni…Dobbiamo fare in modo che tutto ciò non si traduca in un impoverimento dei servizi.
E’ stato presentato in queste ore un rapporto Istat alla Camera che presenta una serie di dati allarmanti. Tra cui, l’aumento dell’emigrazione verso l’estero. Un fenomeno che riguarda soprattutto i territori del Sud. Cosa si sente di dire ai giovani salemitani, che magari vorrebbero rimanere, ma che hanno difficoltà a immaginare di realizzare i propri progetti di vita nella loro terra?
E’ un problema storico, che ha sempre colpito maggiormente il Sud. Oggi, però, rispetto al passato, è difficile vedere condizioni migliori all’interno della stessa Nazione. La crisi ha dato un colpo duro anche al Nord. Come ho detto in campagna elettorale, intendo partire da un approccio diverso che tenga conto della territorialità, della valorizzazione delle risorse. Però, dobbiamo invertire la tendenza nella gestione dell’agricoltura, investire di più nel turismo, con un aeroporto che offre potenzialità enormi nell’ambito di un bacino che si interseca perfettamente con Marsala, con Segesta. Naturalmente, non possiamo costringere i nostri giovani a restare qui. Ma se devono andare, lo facciano scegliendo liberamente il loro futuro. Per quanto ci riguarda, abbiamo il dovere di investire sulla loro istruzione.
La sua coalizione è la stessa che sostiene il governo regionale. Teme che le crescenti difficoltà di Crocetta con la sua maggioranza potrebbero avere conseguenze sulla tenuta del vostro progetto amministrativo?
No. La coalizione è salda, solida e gode della partecipazione di tutti. Non farei dei paragoni, anche perché io non sono Crocetta, anche caratterialmente. Quello che abbiamo costruito nasce a Salemi e non credo proprio che subirà ripercussioni da quello che succederà alla Regione.