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Criminalità e adolescenti: l’allarme della DIA e il ruolo della scuola

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lunedì 02 giugno 2025 - 16:26

Baby gang e mafia: un fenomeno da affrontare con la scuola

Marsala L’ingresso precoce degli adolescenti nel mondo della criminalità organizzata è una realtà sempre più allarmante. A confermarlo è la Relazione integrale 2024 della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), che denuncia la diffusione crescente delle baby gang e la partecipazione dei minori a dinamiche mafiose, con particolare intensità nelle periferie urbane della Sicilia.

baby gang mafia

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ha espresso forte preoccupazione per questa evoluzione. Il documento della DIA mostra un panorama inquietante: la criminalità sta diventando per molti giovani una scorciatoia verso visibilità e riconoscimento, spinta da modelli culturali che premiano violenza e devianza.

Codici mafiosi e linguaggi digitali

Secondo la relazione, il crimine non è più percepito come rischio, ma come forma di affermazione sociale. Ragazzi di 14 anni riscuotono il pizzo, a 16 si muovono armati (anche con pistole finte), a 17 diventano influencer criminali, diffondendo contenuti che esaltano l’illegalità. Le baby gang utilizzano codici mafiosi semplificati e visivi, adattati al linguaggio digitale e allo stile della musica trap e drill.

La criminalità organizzata cambia volto

La DIA segnala che le organizzazioni mafiose tradizionali, come Cosa Nostra, non sono in declino, ma si trasformano. Non più strutture piramidali, bensì reti fluide e decentralizzate, che puntano al reclutamento dei minori, spesso difficili da intercettare e molto attivi nel mondo digitale. “Reclutare un adolescente oggi significa entrare nei circuiti dell’influenza culturale, prima ancora che in quelli del controllo del territorio”, scrive la DIA.

Un piano per educazione e legalità

Per il Coordinamento Docenti Diritti Umani, la risposta deve essere educativa, culturale e sociale, oltre che repressiva. Servono politiche coordinate e strumenti concreti per invertire la rotta.

Le proposte del Coordinamento nazionale

Tra le proposte operative:

  • Scuole aperte oltre l’orario scolastico, come presidi di socialità e legalità
  • Progetti educativi contro la cultura mafiosa, integrati nei curricula
  • Laboratori di educazione digitale, per decostruire il linguaggio dei social
  • Incontri con testimoni di giustizia, per restituire umanità e scelte positive
  • Investimenti nei servizi scolastici e sociali nei quartieri più fragili

Una battaglia che riguarda tutta la società

“I ragazzi che oggi impugnano armi, reali o simulate, non sono irrecuperabili”, dichiara il Prof. Romano Pesavento, presidente del CNDDU. “Sono il prodotto di una società che ha smarrito il contatto con le periferie dell’anima e del territorio. Il nostro compito è costruire ponti, non barriere”.

Conclusioni e appello

Il Coordinamento rilancia una visione della scuola come luogo non solo di istruzione, ma di costruzione di cittadinanza attiva e consapevole. Una comunità educante può contrastare il fascino della mafia e offrire ai giovani un’alternativa reale.

Speriamo bene. La redazione si unisce all’appello per un’azione immediata e diffusa nelle scuole italiane.

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