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Condanna Andrea Bonafede: confermati 14 anni per favoreggiamento a Messina Denaro

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domenica 01 giugno 2025 - 10:36

Condanna Andrea Bonafede per favoreggiamento a Messina Denaro

Palermo/Marsala – La condanna di Andrea Bonafede a 14 anni di reclusione è stata confermata dalla Corte d’appello di Palermo. Il geometra di Campobello di Mazara, nipote dello storico boss Leonardo Bonafede, era stato arrestato con l’accusa di associazione mafiosa per aver prestato l’identità a Matteo Messina Denaro, favorendone la lunga latitanza.

Una sentenza che conferma il coinvolgimento

La sentenza conferma quanto già stabilito in primo grado, riconoscendo la piena responsabilità di Bonafede nel fornire un supporto logistico fondamentale a Messina Denaro. La condanna, avvenuta con rito abbreviato, ha consentito lo sconto di un terzo della pena.

Identità prestata al boss: i dettagli delle indagini

Le indagini condotte dai Carabinieri del Ros hanno svelato che Messina Denaro si era curato per un cancro utilizzando i documenti falsificati intestati ad Andrea Bonafede. Grazie a quella falsa identità, il boss aveva potuto sottoporsi a terapie oncologiche e vivere indisturbato negli ultimi anni della sua latitanza.

Appartamenti e auto acquistati a nome del geometra

Gli investigatori hanno accertato che l’ultimo appartamento occupato dal capomafia a Campobello e l’auto utilizzata per spostarsi erano entrambi intestati a Bonafede. Tali elementi hanno rafforzato la posizione dell’imputato, già aggravata nel corso delle indagini.

Una collaborazione di lunga durata

L’inchiesta ha rivelato che Bonafede collaborava con Messina Denaro da molto prima della cattura del boss. Già nel 2007, la prima casa che ospitò il capomafia a Campobello risultava affittata a nome di Andrea Bonafede.

Un legame che si allunga nel tempo

Ulteriori indagini su un altro presunto prestanome, l’architetto Massimo Gentile, hanno rivelato come una vettura intestata al boss nel 2014 passò nel 2017 alla madre di Andrea Bonafede. Un dettaglio che conferma il coinvolgimento profondo e continuativo tra il geometra e il padrino.

Un sistema di favoreggiatori al servizio del boss

La posizione di Bonafede si inserisce in un quadro più ampio: numerosi individui, tra cui parenti, medici, insegnanti e imprenditori, hanno supportato il boss nel suo lungo periodo da latitante. Tra questi figurano anche la maestra Bonafede, la figlia Martina, il medico Alfonso Tumbarello e l’imprenditore agricolo Giovanni Luppino.

La sentenza e le sue implicazioni

La Corte d’appello di Palermo ha confermato una sentenza che rappresenta un importante passaggio nella lotta contro Cosa Nostra, dimostrando che chi aiuta i boss mafiosi ne condivide le responsabilità. La conferma dei 14 anni a carico di Andrea Bonafede è un segnale chiaro della fermezza dello Stato.

Condanna condivisa dalla redazione. La legalità passa anche attraverso la giustizia.


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