Domani 11 marzo alle ore 21 e domenica 12 marzo alle 18, la rassegna BaluArte proporrà un doppio appuntamento con la risata e la riflessione: l’attore Marco Cavallaro torna sul palco del Baluardo Velasco con lo spettacolo “L’Italiota – storia semi-seria dell’italiano medio”. Ci siamo soffermati con Cavallaro, fedele al pubblico marsalese, per uno scambio di battute sul suo lavoro e sul panorama culturale italiano.
Sei partito artisticamente dal Teatro Stabile di Catania e ci tieni a dire che non hai lavorato né con Albertazzi né con Strehler. Ma porti in giro “Caveman” per la regia di Teo Teocoli.
“In realtà si tratta di un format mondiale che racconta il rapporto di coppia dai tempi delle caverne. Teocoli ha apportato la sua firma da comico navigato ed un’impronta vecchio stile ma lo spettacolo in sé segue direttive ben precise”.
In teatro hai portato in scena anche Aldo Fabrizi. Tra i grandi della comicità, chi ti ha ispirato?
“Sicuramente Walter Chiari, Alberto Lionello e la scuola degli attori e comici anni ’60; non c’è ancora un ricambio in tal senso. Sì ci sono attori bravi ma se guardiamo un sketch di 40 anni fa è ancora attuale e fa sempre ridere”.
Sul palco ha raccontato l’amore, il Sud ed ora un prototipo: quello dell’italiano medio. Che problemi ha? E su cosa verterà l’Italiota?
“Il problema dell’italiano medio è l’ignoranza, non legge più, non si informa, guarda tv spazzatura. Certo, c’è un briciolo di speranza se “Montalbano” fa 11 milioni di telespettatori. Nell’Italiota racconterò con ironia il nostro Paese attraverso figure che non si studiano a scuola, come ad esempio quelle donne che hanno dato un contributo alla modernità ed alla libertà di tutte”.
Un aspetto dell’Italia di oggi da rivedere è quello culturale. Oggi di che morte sta morendo il Teatro? C’è una cura?
“Credo che il Teatro non sia morto, anzi c’è un ritorno. Sento parlare da anni di crisi nel settore ma in realtà se un teatro viene gestito bene riesce a portare le persone in platea. Anzi, è un modo per svagarsi da alcune problematiche quotidiane”.
Al Baluardo Velasco il tuo è un appuntamento fisso, il pubblico ti vuole bene. E’ difficile il rapporto con il pubblico siciliano rispetto ad altre realtà?
“Vengo al Baluardo per il quarto anno consecutivo. La Sicilia in realtà ha una grande cultura teatrale, il pubblico è di bocca buona anche rispetto ad altre realtà del Sud più campaniliste. Certo, al Nord esiste una propensione diversa ma c’è da considerare che il Sud patisce una profonda crisi. E’ necessario riacquisire la fiducia nelle persone. In teatro ad esempio lo si può fare non solo con la commedia ma in generale proponendo cose di qualità”.