“I politici non hanno smesso di rubare, hanno smesso di vergognarsene”. È quanto dichiarato dal giudice e neo presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Piercamillo Davigo. Uno che, non so se ci capite, dell’argomento se ne intende. Ha dedicato tutta la sua carriera alla “ricerca” dei ladri di danaro pubblico. Un po’ di competenza l’avrà certamente acquisita. Gli italiani che di politici se ne intendono (non fosse altro perché periodicamente li eleggono), concordano, secondo un sondaggio, con la tesi di Davigo. Proprio il presidente dell’Associazione Magistrati, è stato al centro delle polemiche nei giorni scorsi per alcune sue interviste in cui aveva affermato, tra le varie cose, che “una classe dirigente che delinque è peggio dei criminali di strada”. Non siamo in grado di fare il paragone. A noi fanno schifo in ugual misura. Ci si è messo di mezzo però anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che di solito è uno che parla poco e quando lo fa… Ebbene il Capo dello Stato ha affermato: “La corruzione politica è la più grave”. Insomma a furia di indicare i politici come i responsabili di tutto quello che accade nel Paese (dallo storico detto “piove governo ladro” in poi), sembra che abbiamo dato loro una specie di lasciapassare verso il malaffare. E’ bene non dimenticare che sono lì, anche i più “chiacchierati”, non perché hanno ereditato il posto in Parlamento, ma perché ve li abbiamo mandati noi. Si dirà: i sistemi della formazione del consenso sono tanti e di difficile interpretazione. Giusto, ma intanto alcuni (troppi?) ladri li mandiamo non a quel Paese, ma li promuoviamo nelle istituzioni, dove ci rappresentano anche mentre rubano. Di recente, quando ne pizzicano qualcuno (va di moda fateci caso…), chiede ai giudici di fare presto e si auto sospende. Dal gruppo a cui appartiene, dal partito con il quale è stato eletto, ma poi passa sempre alla cassa. Perché dallo stipendio non si auto sospende mai nessuno.