Il dopo Cuffaro – Atto II

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

Il dopo Cuffaro – Atto II

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mercoledì 12 Novembre 2025 - 06:30

Il 21 settembre del 2023, a Marsala, si tenne una grande manifestazione sulla crisi agricola. Parteciparono gli operatori del settore agricolo, seriamente provati da anni molto difficili che hanno messo in ginocchio un comparto a lungo trainante per l’economia trapanese. C’erano i sindacati e naturalmente la politica, rappresentata da sindaci, assessori, consiglieri comunali, deputati regionali. E poi c’era Totò Cuffaro, assessore regionale all’agricoltura dal ’96 al 2001 con governi di centrodestra e centrosinistra, prima di essere eletto per due volte governatore siciliano fino alle dimissioni del 2007 in seguito alla condanna per favoreggiamento. La cosa mi impressionò è che, con la sua sola presenza, Cuffaro si prese la scena, monopolizzando le cronache della giornata. Attraversò il corteo in maniche di camicia, seguito da amici e simpatizzanti, accolto con cordialità dal sindaco Grillo e il suo entourage. La rottura del 2006 sembrava un lontano ricordo e tutto lasciava pensare che la politica siciliana si stesse preparando a riportare il vecchio re sul suo trono.

Del resto, l’anno prima, Cuffaro aveva già presentato la lista della Democrazia Cristiana alle regionali, eleggendo una rappresentanza di deputati che gli consentì di ottenere due assessori nel nuovo governo Schifani: Andrea Messina e Nuccia Albano (quest’ultima, come evidenziato da un servizio di Report due anni fa, figlia di Domenico Albano, storico capomafia di Borgetto). Successivamente era saltato l’ultimo ostacolo al ritorno di Cuffaro alla presidenza della Regione: l’interdizione dai pubblici uffici decretata dalla citata condanna. Se due settimane fa Cuffaro avesse attraversato il centro di Marsala per una passeggiata, il codazzo di sostenitori sarebbe stato ancora più numeroso rispetto al corteo del settembre 2023. Anche perchè le amministrative di primavera sono dietro l’angolo e la Dc è stata stabilmente in questi mesi ai tavoli del centrodestra per costruire una coalizione alternativa a Grillo e al centrosinistra.

Ce li immaginiamo i volti di coloro che erano già saliti sul carro di Cuffaro dopo la nuova inchiesta su appalti e sanità che lo vede coinvolto. Immaginiamo il loro smarrimento, mentre si guardano per chiedersi: “E ora che si fa?”. Perchè agli occhi di una parte del mondo politico, lui resta comunque uno che sa come fare a vincere le elezioni, a gestire il potere e gli interessi del suo cerchio magico. E molti cercano proprio questo: un capo branco a cui affidarsi per ottenere un posto al sole.

Nel 2007, dopo le dimissioni di Cuffaro, la politica siciliana scelse Raffaele Lombardo. Le cronache di questi giorni sembrano disegnare uno scenario molto simile ad allora, con il nuovo contenitore creato da Miccichè, Lagalla e lo stesso Lombardo (Grande Sicilia) pronto ad accogliere i nuovi esuli della Dc già in procinto di scendere dal carro del leader indagato per corruzione. Sembra l’ennesimo deja vù, di una terra che non riesce a uscire dai cliché politici da cui è perennemente attraversata e che girano sempre attorno a una parola, ormai assunta al rango di vera e propria ideologia: il clientelismo. Più che i nomi, le bandiere, i simboli o le sigle, conta la garanzia di non discostarsi troppo da un certo tipo di sistema, che pubblicamente tutti contrastano per poi aderirvi privatamente. E quando si dà l’impressione di voler percorrere la via del cambiamento, lo si fa come se fosse una vacanza esotica da concedersi ogni tanto, per poi tornare alla routine dell’usato sicuro. Meglio se ha il volto rassicurante di Schifani, Cuffaro o Lombardo. E pazienza se il resto non funziona, se molti si lamentano della sanità, delle liste d’attesa, dei disservizi, dei cantieri infiniti, dell’emigrazione giovanile e persino della mafia, che continua a gestire business milionari alla luce del sole. E’ stato sempre così. Ma non è detto che sarà così per sempre.

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