Bella ciao

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giovedì 31 Luglio 2025 - 06:00

[ Vincenzo Scontrino ] – Vi ricordate il film “Quinto Potere”? Se no, riguardatelo, soprattutto nelle battute finali. E’ stato girato 50 anni fa, e si suoi contenuti sono più attuali oggi che allora. Ma ciò che conta qui è che al termine di una dura reprimenda contro il modello sociale nei cui riguardi si scagliava il protagonista, costui, attraverso il mezzo di comunicazione allora dominante, invitava la gente ad andare alla finestra e ad urlare: io sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più! Noi viviamo in un Paese chiaramente eterodiretto, con governi fantocci messi lì per darci l’illusione della democrazia. In realtà non ci hanno lasciato più nulla, lo possiamo vedere dal fatto che il tessuto industriale è stato letteralmente smantellato, mentre da diverso tempo le classi sociali meno abbienti, in particolare i salariati, gli stipendiati e i piccoli professionisti e imprenditori sono sotto attacco, i primi due con la stagnazione della retribuzione e gli ultimi con l’insopportabile livello di tassazione reale sui profitti.

Non va meglio sotto il profilo delle norme che riguardano la tutela dei diritti delle persone: le norme sulla privacy restano un ginepraio come quelle per i consumatori, i costi di accesso alla giustizia sono diventati proibitivi, come pure quelli di accesso alle cure, assistiamo ad una pericolosa saldatura fra la pubblica amministrazione e la magistratura amministrativa, che solo in teoria dovrebbe tutelare il cittadino dagli abusi mentre in realtà li avalla e li sacramenta. Aumentano i costi dei servizi pubblici e locali che erodono la capacità di spesa, paghiamo le banche per servizi che non ci danno, paghiamo le tasse locali per servizi che non vediamo, paghiamo le imposte nazionali ma non ne capiamo la destinazione, paghiamo tutto più degli altri e non sappiamo perché. Viviamo un presente che ci angoscia e non crediamo più in un futuro possibile. Anneghiamo lentamente ma costantemente, le nostre vite sembrano il trailer di un altro film storico, La Haine.

E in più assistiamo al silenzio di chi ci governa di fronte al genocidio di un popolo, incapaci di alzare la testa dinanzi ai padroni ed è allora che ti chiedi quale sia, e se abbia ancora senso essere italiani, orgogliosi di quel genio che infiammò il ‘500, popolo di santi, navigatori ed eroi, di coloro che difesero i confini sul Carso e di cui puoi sentire le voci attraversando il Piave, dei partigiani che liberarono ancora una volta l’Italia. Tutta questa gente noi l’abbiamo tradita e, peggio, abbiamo tradito la loro memoria, che infanghiamo ad ogni anniversario, sono morti per accreditarci quei diritti che noi invece ci siamo fatti rubare senza dire niente, semplicemente con il voto che abbiamo sbagliato e che in cambio ci hanno addirittura tolto, nel nostro silenzio imbelle. È tempo di una nuova Liberazione, è tempo di risollevarci e cacciare i mercanti dal tempio. È tempo che ci si renda conto che non abbiamo più tempo, che bisogna tornare sulle montagne e riformare le brigate partigiane. E urlare, come il protagonista del film, alla finestra a squarciagola: io sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!

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