Negli ultimi anni il mondo della tricologia ha compiuto degli autentici passi da gigante per quel che concerne le soluzioni contro la calvizie: oggi chi è interessato da un diradamento, anche molto avanzato, ha assolutamente modo di recuperare una capigliatura folta ed esteticamente piacevole.
La più grande svolta in questo settore è senz’altro stata la valorizzazione, con relativo affinamento delle relative tecniche, dell’autotrapianto, soluzione che prevede l’infoltimento delle aree “povere” con follicoli prelevati dall’organismo del medesimo paziente, di norma dalle zone della nuca e dei lati della testa, le quali non sono soggette a caduta neppure nei soggetti geneticamente predisposti.
Impiantare capelli appartenenti al medesimo paziente presenta diversi vantaggi importanti, a cominciare dal fatto che, in questo modo, si riesce a scongiurare quello che è stato per lungo tempo il principale punto debole dei trapianti di capelli esogeni, ovvero il verificarsi di rigetti.
Non solo: grazie all’autotrapianto l’armonia cromatica del risultato finale non può che essere impeccabile, e non è da meno l’aspetto psicologico, dal momento che la grande maggioranza dei pazienti tende ad accettare in modo molto più positivo, e meno traumatico, un cambiamento ottenuto senza ricorrere ad elementi estranei al proprio organismo.
Quello dell’autotrapianto è oggi un ambito decisamente vasto, essendo possibile ricorrere a molte diverse metodologie: non ne esiste una in assoluto migliore rispetto alle altre, la scelta va infatti valutata dal professionista, di concerto col paziente, sulla base delle peculiarità del singolo caso clinico.
Ma quali sono le tecniche più comuni? Per rispondere a questa domanda non può che essere un’ottima idea quella di dare un’occhiata al sito web di una realtà molto blasonata, Tricomeditgroup.it, ovvero il primo centro tricologico d’Italia.
Non esitiamo, dunque, e andiamo a scoprirle!
Tecnica FUT
FUT è acronimo di Follicular Unit Transplantation, che in lingua inglese significa “trapianto di unità follicolari”.
Questa metodologia prevede che siano prelevate, dalle zone “donor”, delle piccole porzioni di cute contenenti più unità follicolari.
Le “strips”, così sono chiamate queste strisce di cuoio capelluto, possono essere successivamente collocate nell’area da infoltire, e dal momento che questa tecnica consente di movimentare facilmente anche delle quantità di capelli cospicue, essa può essere una soluzione ottimale per chi deve infoltire aree estese.
Tecnica FUE
La tecnica FUE è acronimo di Follicular Unit Extraction, che significa “estrazione di unità follicolari”.
Tale metodologia, come si può intuire dal nome, prevede che le unità follicolari siano prelevate dalla zona donatrice non in piccole porzioni di cute, ma in modo singolo, utilizzando un’apposita strumentazione chirurgica; tali unità follicolari, in seguito, possono essere collocate sull’area da infoltire in corrispondenza di apposite incisioni, preventivamente effettuate.
Questa tecnica, certamente più laboriosa rispetto alla FUT, è molto apprezzata per la sua grande precisione, si può infatti stabilire dove posizionare ogni singola unità follicolare, e perché non comporta l’insorgere di cicatrici percettibili in corrispondenza della zona donatrice.
Come si può leggere nel sito web menzionato in precedenza, oggi la tecnica FUE può essere realizzata anche in due varianti molto interessanti che, non a caso, si stanno diffondendo sempre più. Scopriamole subito.
Variante Micro FUE
La prima variante è la cosiddetta Micro FUE, così chiamata in quanto basata sull’utilizzo di strumenti chirurgici più piccoli rispetto a quelli canonici.
Questa caratteristica accentua certamente la precisione del risultato e, al contempo, minimizza il trauma e tende a ridurre le dimensioni di eventuali cicatrici sull’area donatrice.
Variante DHI
La tecnica DHI è invece acronimo di Direct Hair Implantation, e questa variante della FUE consente di impiantare i follicoli sull’area da infoltire in modo diretto, senza che sulla stessa debbano essere preventivamente effettuate delle incisioni.
Questa ottimizzazione del processo è possibile grazie all’impiego di uno speciale strumento chirurgico, denominato “choi pen”.