Mafia a Palermo, 31 arresti. I clan si riorganizzano tra pizzo, armi e droga. E in pandemia rubarono 16 mila mascherine a un ospedale

redazione

Mafia a Palermo, 31 arresti. I clan si riorganizzano tra pizzo, armi e droga. E in pandemia rubarono 16 mila mascherine a un ospedale

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martedì 17 Maggio 2022 - 08:06

In una Palermo ormai immersa nella campagna elettorale per le amministrative, arriva un duro colpo a Cosa Nostra, che conferma – se mai ce ne fosse bisogno – l’incidenza e la spregiudicatezza della criminalità organizzata nel capoluogo, anche nelle fasi più drammatiche della pandemia da Covid-19

Mafia, estorsioni, droga e armi: questo il campionario delle accuse formulate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo che ha coordinato un blitz con 31 arresti: 29 indagati sono finiti in carcere, due ai domiciliari. Il blitz, portato a termine da polizia e carabinieri, ha colpito il mandamento mafioso di Brancaccio, che comprende le famiglie mafiose del quartiere alla periferia est del capoluogo siciliano, quella di corso dei Mille e di Roccella. L’operazione rappresenta il seguito dell’inchiesta avviata nel luglio 2021. La squadra mobile e il Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine della polizia ha eseguito il provvedimento del gip a Palermo, Reggio Calabria, Alessandria e Genova. Le indagini hanno individuato i protagonisti della riorganizzazione delle famiglie mafiose duramente colpite dai precedenti arresti: ricostruiti, quindi, gli assetti delle famiglie mafiose di Brancaccio, con i presunti nuovi vertici, gregari e soldati. Oltre all’associazione mafiosa, gli indagati sono accusati di avere imposto il pizzo a commercianti e imprenditori e di avere gestito le numerose piazze di spaccio sparse sul territorio di Brancaccio: tutti reati che “hanno consentito di accumulare quei proventi necessari alla remunerazione dei sodali liberi – dicono gli investigatori – e delle famiglie di quelli detenuti”. Sono cinquanta le estorsioni ricostruite dagli inquirenti ai danni di commercianti della zona. Nessuno sfuggiva alla legge del pizzo: dal piccolo ambulante abusivo fino all’operatore della grande distribuzione. A tutti veniva chiesto denaro o, addirittura, Cosa nostra pretendeva una richiesta di autorizzazione preventiva rispetto all’avvio di lavori. Tra le richieste dei clan, inoltre, anche l’assunzione di dipendenti indicati dalle famiglie.

L’emergenza Covid e il conseguente lockdown non hanno fermato la ricerca di denaro della mafia ai danni di imprenditori e commercianti di Palermo. Dal blitz odierno emerge infatti che anche in piena emergenza epidemiologica i clan erano alla ricerca di denaro e così uno degli indagati si impossessò di venti scatole contenenti 16mila mascherine Ffp3 sottraendole a un ospedale della città. L’obiettivo era quello di rivendere le mascherine per conto proprio.

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