MammaAvventura – Vizi di famiglia

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MammaAvventura – Vizi di famiglia

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martedì 29 Settembre 2020 - 08:00

Questa casa non è un albergo. Cosa vuoi mangiare questa sera. Decidi cosa metterti per il matrimonio di tua cugina così stiro la camicia. Mia madre, come tutte le mamme del mondo, aveva queste tre frasi in top alla sua lista di commenti memorabili. Che potrebbero anche essere richieste normali, se non venisse spiegato il contesto in cui sono state pronunciate. “Questa casa non è un albergo” perché il mio rientro a casa era previsto alle 20.00 ed è capitato due volte nella mia vita che fossi ritornata alle 20.05. “Cosa vuoi mangiare questa sera” chiesto alle 7 di mattina, prima ancora di mettere giù la prima gocciola della giornata.

“Decidi cosa metterti per il matrimonio di tua cugina così stiro la camicia”. Per un evento che sarebbe stato il mese successivo. Ecco. Le mamme soffrono di crisi di anticipazione esattamente come le nonne hanno l’urgente bisogno di sapere se hai mangiato a sufficienza e, in caso di risposta negativa, sentono la necessità impellente di preparare in dieci minuti brodo caldo con palline di riso e di carne, arancine con ragù di carne e arancine con burro e prosciutto (dalla forma uguale, in modo da non riuscire più a distinguere le une dalle altre), cous cous con zuppa di pesce fresco pescato dal nonno la stessa mattina, fichi freschi appena raccolti, pignolata, sfince fritte con montagne di zucchero, caffè per digerire o morire in santa pace. Deve essere una cosa congenita nel DNA. Una specie di herpes latente che spunta soltanto con la maternità. Appena diventi mamma, tac. Che vuoi mangiare questa sera. Tanto poi, qualunque sia la risposta, tu preparerai sempre le lenticchie, anche con lo scirocco e i quaranta gradi all’ombra. E farai finta che quella sarà la versione estiva, anche se è praticamente identica a quella dei mesi precedenti. Però, fredda. Lo stesso vale per le nonne. Appena nasce un nipotino, tac. Inizia la trasformazione che raggiunge il suo apice intorno ai quattro anni, quando il bambino mangia con golosità e si lava i denti con la frequenza di una volta al mese. Hai mangiato? Ti preparo una merendina leggera a base di brioche con gelato al cioccolato e panna e, per concludere, un interno vigneto di uva biologica. Ché tanto la frutta fa sempre bene, anche se ne mangi a camionate.

I nonni, poi, se per anni da buoni genitori ti hanno insegnato i più sani valori educativi, alla nascita del nipotino, soprattutto il primo, si trasformano da leoni a pecorelle. Nonna, me lo compri. Nonna, facciamo i biscotti. Nonno, posso dormire a casa vostra. Nonno, mi dai le caramelle. Sì, sì e ancora sì. Vieni qui dalla nonna tua, che ci pensa lei a te. Lascio le mie figlie dai nonni e al rientro le ritrovo con giochi nuovi, giochi vecchi riesumati a nuovi, cianfrusaglie di ogni genere, scorte di biscotti per gli anni successivi, varie ed eventuali. Ma io, a pensarci bene, tutti questi regali mica li ricevevo. Anche con la nonna era un continuo rimprovero. Non toccare, allontanati da lì, lascia stare. Ed ero costretta pure ai lavori forzati, furbamente proposti sotto forma di gioco. Cucire, scucire, cucinare, impastare, innaffiare le piante, raccogliere il basilico, fare il gelato, contare le carte da gioco per verificare che i mazzi di carte fossero completi. Per fortuna, dai nonni mi era concesso il bis del gelato. Al cioccolato e al limone. I miei gusti preferiti. E allora tutti i lavori forzati trovavano la giusta motivazione. E con le mie sorelle non ci lamentavamo comunque.

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