Ricorre oggi il 35° anniversario della Strage di Pizzolungo. Era il 2 aprile del 1985 quando la violenza mafiosa fece saltare in aria la Volkswagen Scirocco su cui viaggiano la 30enne Barbara Rizzo Asta e i gemellini Giuseppe e Salvatore, catapultando la comunità trapanese in una delle giornate più buie della sua storia. Com’è noto, in realtà, Cosa Nostra avrebbe voluto uccidere quel giorno il magistrato Carlo Palermo, che stava percorrendo la litoranea con la sua scorta. Un sorpasso non previsto cambiò tutto e l’esplosione dell’autobomba piazzata sul ciglio della strada travolse la famiglia Asta.
Da allora, ogni anno il periodo a ridosso del 2 aprile è dedicato al ricordo della Strage, con gli eventi inclusi nel programma della manifestazione “Non ti scordar di me”, che hanno consentito alle scolaresche del territorio di imparare a conoscere questa storia e quegli anni in cui le strade siciliane erano ormai diventate uno scenario di guerra, segnate da un numero impressionanti di lutti. Qualche anno fa, proprio nei pressi dell’attentato è stato anche realizzato un luogo della memoria, in cui si svolge un toccante momento dedicato alla memoria e al ricordo della Strage, con la presenza delle istituzioni, delle scuole, del movimento antimafia, che ha nel fondatore di Libera don Luigi Ciotti una delle sue principali espressioni.
Quest’anno le misure legate all’emergenza Coronavirus hanno comportato, tra le altre cose, anche la cancellazione di “Non ti scordar di me” e delle iniziative già in programma. Ma, l’aspetto più crudele, è rappresentato sicuramente dall’impossibilità per Margherita Asta (da alcuni anni trasferitasi in Emilia Romagna) di essere a Pizzolungo nel giorno che più di ogni altro ha segnato la sua famiglia e a cui ha dedicato gran parte della sua vita, portando la propria testimonianza in tutta Italia, per sensibilizzare le giovani generazioni sulla ferocia mafiosa e sul valore dell’impegno per la legalità contro ogni forma di criminalità organizzata.
“Stiamo affrontando una prova dura… mai mi sarei immaginata di ricordare i miei cari non potendo essere lì a Pizzolungo dove sono stati uccisi… cancellati.. questa prova ci renderà più forti, mi auguro di si. Mi auguro pure che finito tutto ci riscopriremo più uniti, più solidali e tenaci per riaffrontare la “ricostruzione” del tessuto sociale. La “Memoria”, ovvero la Storia costituisce e costituirà a mio avviso il lievito che unito a due ingredienti condivisione e corresponsabilità serviranno a “produrre” il cambiamento e scardinare il sistema mafioso clientelare ed economico che attanaglia il nostro paese”.
Un auspicio quantomai condivisibile, anche in queste giornate, come del resto ha recentemente sottolineato il procuratore Gratteri, avvertendo sul fondato rischio che le mafie approfittino della situazione emergenziale per ingrossare i propri business.