Cinquantadue anni compiuti da poco, laureato in Scienze motorie, ex preparatore atletico di società sportive con un passato da volontario in una Casa Famiglia, Sergio Tancredi è un cosiddetto pentastellato della prima ora, uno di quelli cioè che si è avvicinato al Grillo Pensiero fin dai tempi del primo V Day, epocale trionfo della libertà di parola e di idee nel cui primario intento c’era quello sicuramente di rovesciare il tavolo politico italiano, quel banchetto figlio della Seconda Repubblica post Mani Pulite che non era riuscita del tutto a fare piazza pulita di corrotti e corruttori. Tancredi dunque, nel 2006, affascinato dalla “rivoluzione culturale” grillina che già in fieri conteneva e prometteva i grandi cambiamenti auspicati da molti italiani, si avvicina al Movimento Cinque Stelle e da lì è un crescendo di consensi politici. Alle regionali del 2017 raggranella 8025 voti quadruplicando il risultato del 2012. All’ARS fa parte della Commissione Bilancio, importante branca del parlamento siciliano a cui sono affidati il bilancio e la programmazione delle finanze, ovvero il controllo della spesa regionale ed extraregionale, temi di attualissima importanza visto quanto è emerso in questi giorni (e di cui ci siamo occupati anche intervistando un altro esperto di economia siciliana, il professor Riccardo Compagnino). Abbiamo incontrato Sergio Tancredi a Mazara del Vallo, sua città di nascita e alla quale il deputato è molto legato. Davanti ad un caffè, mentre il suo cellulare continuava a squillare (il senatore Santangelo tanto per fare un nome lo ha più volte chiamato), ci ha fornito la sua analisi dettagliata della situazione regionale e della città in cui vive.
Onorevole Tancredi, l’argomento del giorno è la crisi siciliana. Secondo lei cosa andrebbe fatto immediatamente ?
Se io fossi in questo momento al posto di Musumeci chiederei un Consiglio dei Ministri straordinario per risolvere il problema economico finanziario che la Sicilia sta attraversando. Sostanzialmente non è più possibile che lo Stato, a seguito delle sbagliate contrattazioni perpetrate negli anni, continui a fare finta di non sapere che i livelli minimi di assistenza che la regione deve somministrare ai suoi cittadini sono assolutamente sottodimensionati. Un esempio su tutti: noi abbiamo il record nazionale di comuni in dissesto e predissesto finanziario. Questo accade perché sono tutti amministrati male? No. Semplicemente ricevono, da sempre, una infinitesima parte delle provviste economiche rispetto agli omologhi del nord. C’è da dire che questo governo presieduto da Musumeci ha ereditato troppe problematiche pregresse e ha perso di vista purtroppo quale fosse il problema principale che ha determinato, a cascata, tutti gli altri. Si è ritrovato a dover fronte alle emergenze che purtroppo assorbono tempo ed energie e spesso fanno perdere di vista il problema iniziale.
E quale è secondo lei il problema iniziale?
Noi in questo momento viviamo un momento di grande crisi economica causata da un errore concettuale figlio del vecchio governo. Nel momento in cui siamo stati costretti ad andare a regime secondo il Decreto Legislativo 118 che di fatto ha depurato i bilanci regionali a livello nazionale, ci siamo ritrovati da un surplus di bilancio fittizio a un deficit di oltre 7 miliardi.
Ovvero?
Le dico che sono stati cancellati oltre 10 miliardi di presunti crediti che dunque esistevano soltanto sulla carta. Ma il problema a monte di tutto questo è che la contrattazione con lo Stato italiano è stata fatta con i piedi, partendo da Crocetta e continuando però anche adesso. In questo momento è paradossale che noi ci ritroviamo ad avere deficit di liquidità quando, tecnicamente, se ci fosse riconosciuto quello che ci spetterebbe noi avremmo un surplus di bilancio annuo di oltre 10 miliardi. Cioè, se domani lo Stato italiano riconoscesse che la Sicilia è sull’orlo del fallimento e ci riconoscesse per almeno 10 anni tutto quello che ci deve, già fin dal primo anno azzereremmo il nostro deficit. Dal secondo anno già potremmo fare investimenti. Potremmo mettere a posto gli Enti locali, normalizzare l’aspetto del precariato.
Ci hanno trattato male dunque?
Se la Sicilia fosse stata trattata per come è scritto nella Costituzione e nello Statuto Siciliano, saremmo la regione più ricca d’Italia e potremmo permetterci di concedere noi, ad altri, provviste economiche. Noi, in questo momento, riceviamo molto meno di quello che ci spetterebbe per legge. Mi sono più volte confrontato su questo argomento. Le dico solo che noi prendiamo dall’IVA il 3,64%. Bene, un punto d’Iva vale 550 milioni. E se si considera che per lo Statuto Siciliano, l’IVA dovrebbe restare a noi, e stiamo parlando di 3,6/ 3,7 miliardi l’anno, è evidente che c’è un disconoscimento del problema iniziale per ricollegarmi a quanto detto all’inizio. Dunque il problema è la sbagliata contrattazione. Non si è capito che occorre rivalutare le provviste economiche che dallo Stato devono arrivare in Sicilia. E’ ovvio che se non si fa questo ci si trova poi in difficoltà. Si è dunque sommersi dalle emergenze ed è quello che sta accadendo. Penso alle emergenze sanitarie, infrastrutturali.
Questo perché avviene secondo lei, onorevole Tancredi?
Negli anni si è cercato di compensare i trasferimenti che dovevano essere di pertinenza statale verso i Comuni, ma essendo la Sicilia una Regione Obiettivo, potevamo attingere anche ai fondi europei e pian pianino, sa cosa è accaduto? Ci siamo concentrati troppo sui trasferimenti europei considerandoli come se fossero provviste statali, perdendo di vista che invece i fondi europei dovevano essere un di più senza rinunciare a quanto previsto per noi dallo Stato. I fondi europei dovevano essere visti per quelli che erano, ovvero finanziamenti previsti per le regioni più depresse affinchè superassero e colmassero il gap esistente con quelle più avanzate. Se io continuo a prendere 100 e perdo quell’altro 100 che dovrebbe essere in più, non colmerò mai quel gap. Tutto dunque resterà come prima. Senza tralasciare che molti Comuni siciliani non sono riusciti a formulare bene i progetti per accedere ai finanziamenti europei e dunque sono rimasti a bocca asciutta.
Doppia fregatura dunque?
In un certo senso sì. Non essendo bravi a presentare i progetti, quei soldi persi non saranno mai compensati dai trasferimenti statali perché lo Stato, a sua volta, li ha compressi al minimo e noi non siamo stati in grado, come parte politica, di far rialzare le quote, a riscuotere cioè quanto ci era dovuto.
Alla base c’è dunque l’incapacità politica?
L’incapacità di centrare la causa primaria di tutti i problemi ad essa collegati. E mi spiace dire che ancora questo governo regionale non è stato capace di centrarla. Io durante questi 2 anni all’ARS, ho più volte fornito la documentazione che poteva permettere di aprire una discussione istituzionale basata su numeri reali. Purtroppo ultimamente i rapporti Stato-Regione si sono ulteriormente complicati e penso al trasferimento della finanza locale. Fino a poco tempo fa, la finanza locale, era di pertinenza dello Stato verso i Comuni e invece adesso sta per diventare di pertinenza regionale. Se domani i nostri comuni avranno un’esigenza superiore in termini economici, a questo dovrà sopperire la Regione che si troverà costretta ad aggravare dunque il bilancio. Questo comporterà la richiesta di ulteriori provviste allo Stato e il trasferimento ai Comuni. Ma noi saremo in grado di avere questa forza? Assolutamente no dato che siamo in difficoltà a mantenere il minimo impegno. E’ un ulteriore errore. Tra l’altro la finanza locale non è di pertinenza statutaria.
Cosa ne pensa di questo nuovo governo, dell’accordo cioè fra M5S e PD? La spina nel fianco del movimento è in questo momento Di Battista che avverte di non fidarsi troppo dei dem?
Io non mi fido di nessuno. Il movimento in questo momento è costretto a muoversi secondo direttrici che sono state costruite da altri per metterci in difficoltà. Che sarebbe accaduto questo lo avevo già ampiamente previsto in tempi non sospetti. Che avremmo avuto questa crisi era prevedibile dal momento in cui è stata cambiata la legge elettorale. Era ovvio che nessuno poteva arrivare da solo oltre il 40% e quindi automaticamente doveva accordarsi con qualcuno. Io non mi fido del PD anche perché all’interno di questo partito ci sono tante anime.
Per il PD è un’opportunità questa alleanza, non crede?
Assolutamente sì. In questo momento ha una chance per ricominciare a riscattarsi. Se capiscono che anche noi siamo un’opportunità per il Paese senza guardare le percentuali “ballerine” che vengono fuori dalle consultazioni elettorali, penso alle ultime europee, penso che si possa andare avanti. Il divario fra Nord e Sud si è ulteriormente allargato. Penso alle migrazioni dei nostri giovani verso il ricco nord. Il Pd ora ha anche la possibilità di far delle politiche sociali di un certo tipo e ovviamente anche noi da sempre attenti ai problemi della gente. Non conviene né a loro né a noi staccare la spina. Quello che è accaduto nel marzo del 2018 è una rivoluzione, un evento non più replicabile. Una forza singola è riuscita a raggiungere, non in coalizione il 36 % dei seggi, non dimentichiamolo. Sarebbe stato stupido non dialogare con il PD.
Sarebbe stato meglio dialogare con il Pd anche allora?
Sia allora che adesso. Allora il fatto di allearsi con la Lega, è stato un passaggio obbligato perché non potevamo non andare al governo. La gente non avrebbe capito. Era corretto parlare con chiunque conservando però la propria identità. Certi paletti non possono essere abbandonati. Il compromesso ci può stare ma deve essere sempre al rialzo e mai al ribasso.
Dentro il suo movimento ci sono tanti attivisti NO Tav. Lei crede che Salvini abbia rotto il patto con voi per questo? Matteo Salvini quest’opera la vuole e ha promesso ai sui elettori di farla
Noi diciamo no alla TAV non per un discorso ideologico ma perché è inutile. Una delle cose che i leghisti non hanno capito e sulla quale però continuano a spingere è l’autonomia differenziata.
Perché?
Non comprendono che è come tagliare il ramo su cui il centro nord è seduto. Il 75% di quello che viene prodotto al centro nord viene venduto nel centro sud. Se tu trasferisci ulteriori risorse dal sud al nord, con quali soldi il meridionale comprerà i prodotti? La Lega non capisce che così uccide l’acquirente. Nel progetto leghista c’è un autolesionismo incomprensibile.
Salvini ha creduto però di poter prendere tutto
Si è sopravvalutato. Io amo i numeri e allora le dico che per me è facile fare questo discorso. Nelle scorse europee ha votato il 38% degli aventi diritto e la Lega ha preso il 36% di quel 38%, non dobbiamo scordarlo. Non credo che alle politiche questo si possa verificare. Lì va a votare più del 70%, il doppio degli italiani dunque. Allo stato attuale la Lega non supera il 24, 26% ed è in discesa perché le cose promesse sono irrealizzabili. Basti pensare ai porti chiusi. Gli arrivi sono stati superiori rispetto al tempo di Minniti. I porti chiusi erano soltanto una boutade mediatica.
Cosa ne pensa dell’amministrazione mazarese, di questo nuovo insediamento del sindaco Quinci?
Credo che qualsiasi amministrazione nei primi 6/8 mesi incontri sempre grandi difficoltà. Nel caso specifico questa non è totalmente diversa da quella precedente. Ci sono dentro tanti elementi che già c’erano nella giunta Cristaldi. Spero che questa amministrazione faccia meglio, prendendo atto degli errori fatti in passato.
Quale è secondo lei il problema più grande che ha Mazara? Il primo che le viene in mente, onorevole.
Il primo problema è di ordine economico. Non si è riusciti negli anni a creare un meccanismo corretto sotto il profilo tributario. Penso alla tassa sulla riscossione dei rifiuti per esempio che ha notevolmente influito sulle condizioni economiche dei cittadini mazaresi. La notevole anticipazione di cassa fatta dalla scorsa amministrazione avrà ripercussioni su questa presieduta da Salvatore Quinci.
Questa amministrazione riuscirà a sbloccare la “querelle” del porto canale, l’annoso problema del fiume Mazaro non navigabile con tutte le ripercussioni comprensibili sulla marineria mazarese?
Sul porto canale io conosco praticamente tutto. Me ne sono occupato fin dall’inizio. Il problema dei fanghi inquinati tiene banco, come sa. L’ultima polemica riguarda le analisi che sono state fatte nuovamente visto che le rilevazione del CNR erano già scadute. Sono evinte numerose discrepanze fra le analisi fatte dal CNR e quelle effettuate da una nuova società (la Biosurvey s.r.l. che ha avuto l’incarico dal commissario per il dissesto idrogeologico Maurizio Croce, ndr) . Nel momento in cui dovesse iniziare questo primo dragaggio, la prima pulitura, è chiaro che, a terra, un controllo dei fanghi sarà fatto. Questo toglierà ogni dubbio sulla loro vera natura. Anche io sto aspettando questo. L’ipotesi di utilizzare la vasca di colmata per ricevere una parte di fanghi è subordinata alla qualità dei fanghi. Avevo suggerito al commissario Croce la possibilità di utilizzarli trasformandoli in materia prima. C’ è una società italiana in grado di fare questo
E’ molto costoso trasformarli in materia prima?
Il paradosso è che ci costerebbe meno di un conferimento in discarica. Se si trattasse di fanghi inquinati siamo sull’ordine di 100 euro a tonnellata, mentre per trasformarli in cemento grazie all’additivo fornito da questa società, costerebbe molto meno. Questo materiale trasformato verrebbe utilizzato come sottofondo di asfalto. L’additivo impedisce il trasferimento in ambiente delle sostanze inquinate. Quindi il rifiuto diventerebbe utile. Questa è stata la mia proposta e mi rendo conto che siamo ancora “in alto mare tanto per restare in tema.
Questi amministratori riusciranno a mettere mano alla svolta per il porto canale di Mazara?
Loro non hanno alcun potere per farlo, per permettere il dragaggio intendo dire. Alla fine è il commissario per il dissesto che deve espletare quest’opera. I fondi ci sono e serviranno a ben poco. La mia idea è di accedere a finanziamenti più ampi per riqualificare tutto il porto canale fino al secondo ponte.
Cosa ne pensa onorevole della mancata rinomina a Sottosegretario di Maurizio Santangelo?
Penso che sia la conseguenza di equilibri politici interni al movimento. C’ è stata una trattativa molto complessa e lui fino all’ultimo è stato in pole position per essere riconfermato. Maurizio ha fatto un ottimo lavoro come responsabile dei rapporti per la Presidenza del consiglio e il Parlamento ed era stato indicato dai colleghi parlamentari come uno dei migliori. Come vede (e indica il telefono, ndr) con lui ho un ottimo rapporto e ne apprezzo le capacità. Ha sempre risposto in tempi brevissimi a tutte le sollecitazioni ma si è fatta una scelta diversa. Spero che chi l’ha sostituito sarà allo stesso modo disponibile.
Tiziana Sferruggia