Inceneritori in Sicilia, Rifondazione Comunista: “Corte dei Conti smonta il piano regionale dei rifiuti”

redazione

Inceneritori in Sicilia, Rifondazione Comunista: “Corte dei Conti smonta il piano regionale dei rifiuti”

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domenica 07 Dicembre 2025 - 12:10

Inceneritori in Sicilia? Un mito costoso e pericoloso per Rifondazione Comunista. La recente deliberazione della Corte dei Conti sulla gestione dei rifiuti in Sicilia è una vera e propria bocciatura senza appello: trent’anni di politiche emergenziali, piani incompleti e scelte impiantistiche discutibili hanno prodotto un sistema caotico, inefficiente e finanziariamente insostenibile. Per Rifondazione Comunista “… il documento fotografa una realtà che smentisce clamorosamente la narrazione secondo cui i cosiddetti termovalorizzatori (è un imbroglio anche linguistico) sarebbero la soluzione miracolosa per chiudere il ciclo dei rifiuti e chiudere un’emergenza alimentata ad arte”.

Emblema di questo disastro secondo il PRC è il piano dei rifiuti, in ritardo cronico, pieno di lacune e incapace di guardare alle sfide del futuro e alla reale valorizzazione dei materiali di scarto. “Il PRGRU 2024, infatti, approvato in regime emergenziale, è già inattuale: utilizza dati del 2022, ignora la reale distribuzione impiantistica e non garantisce né prossimità né autosufficienza degli Ambiti Territoriali Ottimali. La Corte denuncia incoerenze strutturali, stime inattendibili e una pianificazione che non rispetta la gerarchia europea dei rifiuti: prevenzione, riuso, riciclo prima del recupero energetico. Invece, la Regione continua a puntare su due inceneritori da 600 mila tonnellate/anno, senza certezze su tempi, costi e impatto ambientale. Basti far notare che almeno 400 mila tonnellate di questi rifiuti avrebbero tutte le potenzialità per essere trasformate in risorsa”, afferma Peppe Puccia, segretario della federazione Siracusa/Ragusa.

In questo contesto, la risposta degli inceneritori all’emergenza rifiuti può essere sintetizzata così: Costi enormi, benefici incerti, affari e prebende, per i soliti noti, assicurati. Secondo la delibera, gli inceneritori di Palermo e Catania costeranno 400 milioni di euro ciascuno, finanziati con i fondi per lo sviluppo e la coesione 2021-2027. Ma la Corte avverte: le quantità di rifiuti da bruciare sono basate su stime, non su dati certi. Inoltre, questi impianti non risolvono il problema degli scarti, delle ceneri e delle emissioni, né riducono la dipendenza dalle discariche. Al contrario, rischiano di drenare risorse che dovrebbero essere destinate a impianti di riciclo e compostaggio, veri pilastri dell’economia circolare, ma di cui non si vede nessuna attuazione” affermano i comunisti.

Per quanto riguarda la raccolta differenziata, la Sicilia è ancora il fanalino di coda italiano. Nonostante un lieve miglioramento (dal 38% del 2019 al 55% del 2023), la regione resta lontana dall’obiettivo europeo del 65%. Palermo e Catania sono le peggiori con il 34,9% e il 49,1%, mentre solo Trapani e Ragusa superano la soglia. La Corte sottolinea che senza impianti di selezione e recupero, la raccolta differenziata è un costo aggiuntivo: i materiali finiscono fuori regione, con spese milionarie che ricadono sui Comuni e sui cittadini. Nella Sicilia orientale, e in particolare nelle province di Siracusa e Ragusa, la situazione è drammatica, con qualche nota positiva. L’assenza di impianti di trattamento e di riciclo, soprattutto della parte umida del rifiuto, ha generato una cronica instabilità, con trasferimenti fuori regione e tariffe alle stelle. Siracusa, pur registrando un aumento della produzione di rifiuti, non dispone di infrastrutture adeguate e dipende da impianti privati in amministrazione giudiziaria. Ragusa, invece, rappresenta un’eccezione positiva: ha raggiunto il 65% di raccolta differenziata e dispone di un impianto di compostaggio potenziato, ma resta isolata in un contesto regionale disomogeneo. Senza una rete integrata, anche le province virtuose rischiano di essere penalizzate.

“E’ evidente – afferma Puccia – che serve una svolta radicale e occorre fermare subito l’iter degli inceneritori. Schifani è ormai un’anatra zoppa che può compromettere il futuro della nostra terra. Del resto, la Corte dei Conti è chiara: occorre riscrivere il piano rifiuti seguendo la gerarchia europea, investire su impianti di riciclo e riduzione, garantire trasparenza e dati certi. Gli inceneritori non sono innovativi ma un rottame del passato che ovunque in Europa e in Italia stanno dismettendo e soprattutto non chiudono il ciclo e non trasformano i rifiuti in risorsa, come spesso si favoleggia a sproposito. In sostanza, gli inceneritori sono un ritorno al passato, con rischi ambientali e finanziari enormi. Continuare su questa strada significa perpetuare l’emergenza (per continuare a fare affari?) e tradire gli obiettivi di sostenibilità e di valorizzazione delle enormi risorse della Sicilia”.

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