Un’indagine complessa scuote la sanità siciliana e il mondo politico regionale. Al centro dell’inchiesta della Procura di Palermo c’è Totò Cuffaro, ex presidente della Regione e oggi leader della Democrazia Cristiana, che potrebbe finire agli arresti domiciliari. La decisione spetterà al gip dopo gli ultimi interrogatori. Secondo una relazione dei carabinieri, Cuffaro sarebbe stato un punto di riferimento di un presunto sistema capace di influenzare appalti, concorsi e nomine. Agli investigatori l’ex governatore avrebbe raccontato che il direttore generale dell’Asp, Alessandro Caltagirone, sarebbe “uomo di Forza Italia” e che la gara al centro dell’indagine avrebbe subito un’accelerazione per un intervento del deputato Saverio Romano. Proprio Romano ha negato ogni coinvolgimento ma ha ammesso che “qualcuno potrebbe aver millantato il suo nome”.
Cuffaro avrebbe detto di avere aiutato Mauro Marchese, rappresentante della Dussmann, aggiudicataria di un appalto, perché in passato aveva avuto contrasti con l’ex direttore dell’Asp Ficarra. In altre circostanze, come per un concorso, avrebbe parlato lui stesso di una “leggerezza”, definendola una “minchiata”. Accanto a Cuffaro, la procura individua tre figure chiave: il deputato regionale Carmelo Pace, e i suoi collaboratori Vito Raso e Antonio Abbonato, ritenuti veri e propri intermediari. Raso, in particolare, lavorando all’Assessorato alla Famiglia, avrebbe potuto conoscere in anticipo i bandi e passarli a una “lista” di 30-40 persone. In questo quadro spunta anche Maria Letizia Di Liberti, ex dirigente generale, rimossa dopo l’avvio dell’indagine.
Sono 17 gli indagati per i quali il giudice dovrà decidere sulle misure cautelari. Per uno di loro, Vito Fazzino, la richiesta è stata ritirata. Intanto gli imputati, tra cui ex manager come Roberto Colletti e Antonio Iacono, respingono le accuse, sostenendo la totale regolarità delle procedure. Oggi è il giorno decisivo: Cuffaro si presenterà davanti al gip insieme ai suoi legali e, prima dell’interrogatorio, depositerà le dimissioni dal suo partito. Un gesto che potrebbe mirare a ridurre il rischio di misure cautelari. In tribunale sono attesi anche Pace, Abbonato e Raso, indicati dalla procura come i principali “soci del comitato d’affari”. Ora la parola passa al giudice: nelle prossime ore si capirà se il presunto “sistema Cuffaro” reggerà alla prova del vaglio giudiziario.