La grande illusione

Claudia Marchetti

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La grande illusione

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sabato 01 Novembre 2025 - 06:00

Entro il 2030 Palermo–Catania in due ore col treno”. L’ha detto il ministro Matteo Salvini, con la solita disinvoltura di chi sembra non aver mai preso un treno siciliano in vita sua. Ogni volta che parla di “grandi opere” per il Sud, la mente viaggia sulla lunga lista di promesse mai mantenute: il Ponte sullo Stretto, ad esempio, che dopo decenni di parole resta – cera da immaginarselo – un fantasma politico. Adesso perfino la Corte dei Conti ha negato il visto di legittimità alla delibera del Cipess sull’opera: Coperture economiche incerte, stime di traffico poco credibili, dubbi ambientali e pure questioni di competenza. Questo il sunto del no secco dell’organo di controllo. Una bocciatura sonora, che ha costretto il ministro a una riunione d’emergenza a Palazzo Chigi. I cantieri dovevano partire a novembre.

E invece siamo al solito copione: proclami, annunci, smentite. Come si può parlare di “modernità” quando in Sicilia una buca in strada può inghiottire una ruota, i treni si fermano ancora ai passaggi a livello, i voli aumentano di prezzo a ogni festività e le ambulanze fanno la gincana tra le voragini dell’asfalto. In Sicilia, spesso, la realtà supera la metafora: ci mancano i ponti, ma ci mancano anche le strade per arrivarci. E poi c’è lei, la premier Giorgia Meloni, che parla di “invasione della giurisdizione” una frase che sa di arroganza, di chi non tollera ostacoli al proprio disegno politico, di – insomma – berlusconiana memoria. Ma qui si tratta di buon senso, di responsabilità, di rispetto per un’isola dimenticata. Lo ricordiamo bene Salvini riluttante nei confronti del Sud e ora lo ritroviamo a parlare di “benefici per la provincia di Trapani” grazie al Ponte sullo Stretto. E come ci arrivano i trapanesi a Messina? I siciliani non chiedono nè miracoli né ponti, chiedono acqua potabile, dighe funzionanti, fognature decenti, ospedali che curano senza colpevoli ritardi, lavoro per chi non vuole partire, scuole che non cadano a pezzi. Chiedono la normalità che altrove è scontata. E invece si continuano a vendere illusioni. Promettono ponti tra le sponde, ma non sanno costruire ponti con la verità. La Sicilia, oggi, non ha bisogno di essere collegata alla Calabria: ha bisogno di essere collegata alla dignità, al futuro. 

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