Entro il 2028 l’aeroporto militare-civile di Birgi, situato tra Misiliscemi e Marsala sarà trasformato in un polo di addestramento globale della NATO per i caccia bombardieri F-35. La struttura, secondo quanto annunciato, diventerà il più grande centro al mondo insieme a quello già operativo in Arizona, rappresentando un nodo strategico per l’Alleanza Atlantica nel Mediterraneo. La notizia, tuttavia, ha sollevato forti perplessità sul piano ambientale, economico e sociale. Il Movimento Log-In esprime preoccupazione per i possibili impatti sulla Riserva naturale dello Stagnone e sulle aree circostanti, evidenziando come l’ampliamento della zona militare potrebbe creare criticità logistiche anche per la parte civile dello scalo, con ripercussioni sull’economia turistica, considerata una delle principali risorse del territorio.
In una nota, il movimento denuncia anche il rischio di una crescente militarizzazione del Paese, sottolineando come la recente manovra di bilancio nazionale preveda oltre 12 miliardi di euro di spesa per l’apparato militare-industriale, in linea – si legge – «con le pressioni provenienti dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea». «Tutto ciò – afferma Log-In – avviene in un momento di forte tensione internazionale, che rende le basi militari italiane potenziali obiettivi sensibili, mentre nel Paese aumentano disoccupazione e povertà e mancano i servizi essenziali. Si continua a investire in macchine di morte, arricchendo multinazionali come Leonardo e Lockheed Martin, invece di sostenere i cittadini e il lavoro civile». Il movimento invita quindi la cittadinanza a partecipare al comitato contro gli F-35, annunciando una assemblea online il 3 novembre alle ore 20.30, per organizzare azioni di sensibilizzazione e protesta. «Diciamo stop alle armi in Sicilia, in Italia e nel mondo – conclude Log-In – per spezzare la folle catena del riarmo e costruire un futuro di pace e giustizia sociale».