Vivere senz’acqua a Mazara: la pazienza dei cittadini di via Marconi è al limite

Luca Di Noto

Vivere senz’acqua a Mazara: la pazienza dei cittadini di via Marconi è al limite

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giovedì 30 Ottobre 2025 - 06:00

C’è una parte di Mazara che da mesi vive come se fosse rimasta fuori dal tempo. Case senz’acqua, cisterne vuote, autobotti che arrivano ogni tre o quattro giorni “se tutto va bene”. Questa è la realtà quotidiana dei residenti di via Guglielmo Marconi (dal civico 22 al 52), non lontano dall’ospedale Abele Ajello, dove la pazienza è ormai al capolinea. “Da mesi – racconta Angela Giacalone, residente della zona e portavoce di diversi cittadini – viviamo così. Mio zio, anziano e con problemi di mobilità, è costretto a salire su una scala per collegare il tubo della cisterna. Io lavoro in ospedale, finisco il turno e torno a casa pregando che arrivi un po’ d’acqua. Cerco di risparmiare in tutto: lavaggi, pulizie, perfino cucinare diventa difficile. È umiliante”. La scena si ripete da tempo, tra disagi quotidiani e rischi concreti per la salute. “Ci sono malati oncologici, persone costrette a letto, disabili. Famiglie che vivono nel disagio totale, mentre il Comune continua a ignorare le nostre richieste“. Angela ha scritto, telefonato, protocollato lettere, sollecitato incontri. “Solo il consigliere Randazzo ha avuto il coraggio di darci ascolto e portare il problema in Consiglio comunale. Per il resto soltanto silenzio, nonostante tutte le nostre richieste”. Nel frattempo, l’acqua resta un miraggio, la sua assenza invece un problema quotidiano.

Mazara ha un problema con l’acqua

Qualche scavo, qualche promessa, fondi che si dice siano arrivati “forse 100 mila euro”, spiega ancora Angela Giacalone, per un intervento sulla via Guglielmo Marconi e su alcune strade limitrofe. Ma il problema resta. “Ormai sono una presenza quasi fissa in Comune per segnalare il problema. Mi dicono sempre che non ci sono soldi, poi che manca la pressione, poi ancora che saranno fatti dei lavori. Ho chiesto più volte: qual è il copione di oggi?”. L’immagine che emerge è quella di una comunità dimenticata, costretta a gestirsi da sola. C’è chi fa riserve con tre cisterne, chi si sposta da parenti, chi ha dovuto chiudere una piccola attività ricettiva perché non riusciva più a garantire i servizi minimi. “Una signora ha dovuto chiudere il suo B&B – ci spiega ancora Angela Giacalone –. È assurdo: nel 2025 a Mazara si resta senz’acqua come in un paese del dopoguerra”. E non bastano le autobotti. “Funzionano a turno, ma l’attesa è lunga. Ho dovuto farmi sentire insistentemente per ottenere uno straordinario da parte di un autista, solo per ridurre la lista. Anche perché altrimenti sarebbero passati tre o quattro giorni dalla richiesta, questa è stata la risposta che avevo ottenuto. E questa non è vita”. La voce di Angela Giacalone è ferma, indignata, ma anche carica di una forza civica rara. “Io non chiedo l’acqua per me, ma per tutti. Perché l’acqua è un bene primario. È vergognoso dover vivere così”.

Tubature vecchie, necessari lavori

Parole che dovrebbero risuonare nei corridoi del Palazzo comunale, dove troppe segnalazioni si sono perse e continuano a perdersi nel vuoto. Via Marconi diventa così il simbolo di un disagio più vasto, che riguarda anche altre zone della città, dove “le tubature sono vecchie, non esiste una pianta della rete idrica e i lavori della fibra hanno peggiorato la situazione”, ci spiega ancora Giacalone, affermando come proprio quei lavori potrebbero aver causato un danno che prima non c’era. Una denuncia che tocca nel profondo, perché rivela l’assenza di un bene di prima necessità e, soprattutto, di risposte concrete e immediate. Sullo sfondo resta la rassegnazione mista a rabbia di chi si sente dimenticato. “Siamo troppo signori – dice – perché potevamo denunciare tutto alla Procura. Ma speriamo sempre che qualcosa cambi. L’acqua potabile non è un lusso, è un diritto“. In attesa che i nuovi lavori portino risultati, resta l’amara consapevolezza: a Mazara del Vallo, nel 2025, c’è chi deve ancora lottare e farsi sentire per avere un bene che invece altrove si dà per scontato.

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