Marsala: anarchia e desolazione

Claudia Marchetti

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Marsala: anarchia e desolazione

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lunedì 06 Ottobre 2025 - 07:31

Sono le 22.01. È ottobre, c’è una bella temperatura, senza vento, e nel centro storico di Marsala regna un silenzio irreale. Non quello poetico delle città d’arte al calar della sera, ma quello cupo e desolante di una città che si è svuotata. Una città che si spegne, sera dopo sera, davanti all’indifferenza generale. Chi ha fatto due passi tra via XI Maggio, via Garibaldi o piazza della Repubblica sa di cosa si parla: dopo una certa ora, non c’è più nessuno. Non una voce, non un passo. Qualche ristorante resiste e poi solo il frastuono improvviso di biciclette elettriche e monopattini che sfrecciano, anche dove non dovrebbero esserci. In piena ZTL, dove nemmeno le auto possono passare, loro suonano per farsi largo tra i pochi pedoni, pretendendo il passo. Sicurezza? Zero. Controlli? Assenti.

I rischi non sono teorici: bambini, disabili, anziani e famiglie intere rischiano ogni giorno di essere investiti. Non si tratta di eccezioni: è la regola, e ormai nessuno si stupisce più. L’anarchia della micromobilità, alimentata dall’assenza totale di vigilanza e dal lassismo amministrativo, ha trasformato il cuore della città in un circuito improvvisato dove la precedenza ce l’ha solo chi corre di più. E mentre il centro muore, persino le contrade sono più animate. Un paradosso che stride con l’identità storica della città, ma che ormai fa parte della nuova normalità. Dal post-Covid, il centro storico non si è più ripreso. E il peggio è che nessuno sembra volerlo davvero salvare.

Qualche tentativo è stato fatto, come l’interforze messa in campo dopo diverse risse, ma si è trattato di interventi-tampone, a tempo, limitati e legati alla disponibilità di organico, che già scarseggia per Polizia, Carabinieri e Municipale. Le iniziative come “Spiagge Sicure” o “Strade Sicure” si dissolvono con l’estate. E con loro anche il presidio del territorio. Così, nei mesi restanti, torna a dominare il deserto. E l’anarchia. Non si tratta solo di sicurezza. C’è una questione più profonda, culturale ed economica: una città che non sa più attrarre né i giovani né chi ha superato i 40 anni e ha scelto di rimanere qui, aspettando una rinascita che non arriva mai. I turisti, pochi e confusi, si chiedono perché tutto chiuda così presto. I ristoratori e i commercianti provano a resistere, nonostante prezzi fuori mercato per una città siciliana – e sì, qui ci sarebbe un capitolo da aprire – ma senza una visione, senza supporto e senza un minimo di progettualità urbana, tutto diventa inutile.

Marsala non può continuare ad accontentarsi di sopravvivere solo qualche sera d’estate. Serve una strategia concreta, serve il coraggio di cambiare, serve una politica urbana che rimetta al centro la vivibilità, la sicurezza e il rispetto delle regole. Non bastano i cocktail – magari a 7 euro – a tenere in vita un centro storico. Serve comunità. Serve presenza. Serve volontà. E serve, soprattutto, che chi ha il potere e la responsabilità di intervenire, lo faccia. Prima che anche l’ultimo lampione resti acceso a illuminare solo il vuoto.

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