Sicilia “a vucca sicca”

Claudia Marchetti

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Sicilia “a vucca sicca”

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domenica 14 Settembre 2025 - 06:00

Quando si è fuori dalla Sicilia, ci sono due domande che ricorrono nella curiosità degli altri: “Ma l’acqua come va?” e “Che ne pensate del Ponte sullo Stretto?”. Due interrogativi che sembrano scolpiti nell’immaginario nazionale. Ma è sul primo che oggi, ancora una volta, siamo costretti a tornare. L’acqua, nella nostra isola, non è solo un elemento naturale: è una metafora. La Sicilia è assetata, letteralmente e simbolicamente. Assetata di risorse, di gestione, di visione. Nelle ultime ore, la Regione ha annunciato interventi straordinari per garantire l’approvvigionamento idrico, sia per uso potabile che per l’agricoltura e la zootecnia. Prelievi straordinari dai volumi residuali degli invasi, piattaforme galleggianti, persino il trasferimento della fauna ittica per evitare morie nei bacini in sofferenza. Un’immagine surreale, se non fosse tragica. E intanto si parla di dissalatori, soluzioni strutturali che dovrebbero rappresentare il futuro, ma che, come troppo spesso accade da queste parti, restano impigliati in ritardi, lungaggini burocratiche e promesse a scadenza indeterminata.

A Trapani, ad esempio, si attende, si spera, si allunga la pazienza. Ma non piove, e quando piove… è peggio. Perché il paradosso è tutto qui: la Sicilia non riesce nemmeno a trattenere la poca acqua che la natura ancora le concede. Le piogge diventano emergenza al contrario. Le dighe – poche e vecchie – trattengono solo una minima parte dell’acqua piovana per poi sversarla in mare, mentre le città, prive di impianti adeguati di raccolta e drenaggio, affondano nel caos. Le bombe d’acqua non sono più eventi straordinari ma appuntamenti stagionali. I tombini esplodono, le strade si sbriciolano, le tubature si guastano. Emblematico è quanto accaduto ad Alcamo: auto che galleggiano come zattere, vie trasformate in fiumi, una chiesa chiusa per infiltrazioni con 50 centimetri d’acqua all’interno. Un simbolo sacro diventato metafora profana del disastro quotidiano. E allora cosa dobbiamo aspettarci nei mesi a venire? L’autunno e l’inverno, con le loro piogge, non porteranno ristoro. Per dirla alla Buttitta, la nostra isola è con “a vucca sicca e circava acqua”. Il tempo delle ‘pezze’ è finito. Serve un piano serio, strutturale, che parta oggi, non “domani”. Perché senza acqua non c’è agricoltura, non c’è sviluppo, non c’è futuro.

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