Confimprese Italia diffonde uno studio elaborato dal suo centro studi su dati dell’Osservatorio Nazionale del Commercio del Mise. Ne viene fuori una vera e propria ecatombe dei negozi fisici. Come commenta il Vicepresidente vicario di Confimprese Italia e coordinatore regionale di Confimprese Sicilia Giovanni Felice: “Dall’ultimo dato statistico dell’era precovid (31 dicembre 2019) al 31 dicembre 2024 il saldo negativo (la differenza tra aperture e chiusure) per le attività commerciali in sede fissa è di 53.441 punti vendita. Il che significa un saldo negativo di circa 10.000 negozi l’anno: dato che può sembrare sopportabile, fisiologico, ma a nostro avviso – continua Giovanni Felice – vanno tenuti presenti due argomenti: il saldo negativo di questi 5 anni si è concentrato sugli ultimi tre anni, cioè ad emergenza Covid superata, segno che il deficit è diventato strutturale; il numero totale dei negozi che hanno cessato l’attività è di 353.852”.
“Misure anticovid hanno posticipato l’inevitabile crisi di liquidità“
Abbiamo modo di pensare – prosegue il vice presidente vicario e coordinatore regionale – che le misure anticovid ed i presunti aiuti, abbiano posticipato la crisi di liquidità generata dai mancati fatturati del periodo Covid e, inevitabilmente, quando è finito il periodo di preammortamento del finanziamento, in tanti non ce l’hanno fatta. Avevamo, in più tavoli, manifestato l’insufficienza delle misure anticovid, avevamo spiegato, inascoltati, che le aziende che hanno attraversato la pandemia erano penalizzate nel confronto con le aziende che partivano da zero, e che questa condizione di difficoltà sarebbe stata pagata a caro prezzo. Ogni azienda che chiude genera drammi personali, familiari che rischiano di diventare sociali. Dietro ogni impresa – aggiunge – ci sono famiglie, e non ci riferiamo ai soli titolari ma anche ai dipendenti, che alla chiusura di una attività subiscono dei contraccolpi come la perdita del lavoro. Se, infatti, in ogni azienda ci sono almeno 4 addetti, vuol dire che, negli ultimi 5 anni. 1,4 milioni di famiglie hanno dovuto confrontarsi con la perdita del posto di lavoro. Un dramma che, visti i dati, assume dimensioni da crisi sociale”.
L’aumento dei negozi online una delle cause
Nel periodo in discussione le aziende che operano esclusivamente con le vendite on line sono praticamente raddoppiate, passando da 23.860 a 45.265.
Il quadro in Sicilia
In Sicilia i risultati sono in linea con quanto accaduto a livello nazionale. Il saldo è abbastanza contenuto: – 2.175 nell’ultimo quinquennio. Va detto che nell’ultimo triennio il saldo è pari a – 2.875, confermando l’accentuarsi della crisi. Le aziende cessate dal dicembre 2019 al dicembre 2024 sono pari a 28.746. Le punte più alte nelle province di Catania (6.740 cessazioni) e Palermo (6.439). Tutte le altre provincie, ad eccezione di Enna e Caltanissetta, si posizionano tra le 2.000 e 2.500 cessazioni nel periodo esaminato.