Riceviamo e pubblichiamo una nota della dirigente nazionale di Europa Verde, Antonella Ingianni, in merito all’intervento di riqualificazione del Parco di Salinella.
A Marsala, c’era una volta la Salinella. Ora, come diceva il ragazzo della via Gluck, “solo case su case catrame e cemento”. Un cavaliere d’Italia (non fraintendete parlo dello Himantopus himantopus…torna e non trova il suo habitat e non trova gli amici che aveva…).
Hanno dato via alla “riqualificazione” della salinella che equivale allo spendere 8 milioni di euro di fondi PNRR per un teatro all’aperto e una nuova social housing in sostituzione dell’ex scuola Lombardo Radice. A Marsala si spende buona parte degli 8 milioni di euro per cancellare definitivamente dalla memoria un’area di valore naturalistico, storico, archeologico. Inaugura l’inizio dei lavori Galvagno…(il Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, indagato per corruzione e peculato!).
La chiamano riqualificazione per giustificare il cemento, per consumare suolo, per eliminare vegetazione autoctona, per distruggere l’habitat frequentato dal Chiurlo maggiore, dall’Occhiocotto, dal Gabbiano roseo, dalla Garzetta, dal Fratino, dalla Sterna comune, dal Fraticello per citare le specie di avifauna più frequenti, per costruire paesaggi fortemente antropizzati, rumorosi e luminosi.
Dove? A ridosso dello Stagnone. In effetti, in origine la Salinella era parte integrante dello Stagnone e quindi dell’antico porto di Lilibeo. Poi, nei primi anni del 1500 il tratto di mare compreso tra Sappusi da una parte e la Punta d’Alga -che chiude quel che resta dell’antico porto di epoca romana- dall’altra, fu dato in concessione a Berardo Giandaidone per costruire una salina che per le sue ridotte dimensioni fu soprannominata Salinella. Più tardi passò ai Gesuiti per poi finire in mano a privati. Forse per la scarsa produttività fu abbandonata e pian piano colmata di rifiuti fino a diventare ciò che vediamo oggi. Nella zona più prossima al mare la vegetazione alofila, il salicornieto, i banchi di posidonia formano ancora un paesaggio straordinario.
E che fanno? Destinano quell’area a fabbrica del divertimento, per la mercificazione anche del tempo libero.
Senza nulla togliere allo svago, è importante sapere e far sapere che la natura è la nostra àncora di salvezza, che continuare a deteriorarla è un crimine. Ecco, noi Verdi, avremmo immaginato e sperato che a Salinella si facesse un grande intervento di ripristino della natura. Perché? Perché abbiamo bisogno di produzione di ossigeno, di assorbimento di CO2 , di mitigazione dei cambiamenti climatici, di riserve di bio-diversità. Perché nella natura tutti riusciamo a trovare la nostra vera essenza. E a stare bene. A passeggiare, a osservare, a meditare che sono forme alte di svago. Sconosciuto a molti nostri concittadini, che conoscono solo i selfie al tramonto delle saline con l’aperitivo in primo piano, solo perché non hanno mai visitato zone analoghe in paesi che della natura fanno il perno della conoscenza, della lentezza amica della riflessione, una risorsa utile a sottrarsi alla vita frenetica che i modelli culturali più diffusi impongono.
Per ripristinare la naturalità a Salinella, ci saremmo augurati e ci auguriamo interventi volti a recuperare e preservare gli ecosistemi che sono stati degradati o alterati, alla ricostituzione di habitat, alla reintroduzione di specie autoctone, alla gestione sostenibile delle risorse naturali. Avendo come obiettivo la sostenibilità a lungo termine.
Sorge una domanda: come si pensa che sia possibile integrare “un’area open per circa 800 posti, un teatro con bar caffetteria, biglietteria, sala prove, depositi, spogliatoi, servizi igienici” e chissà che altro con il delicato ambiente circostante? E in mezzo non ci saranno anche parcheggi a rubare posto alle piante? E se no, dove si prevede di mettere non meno di 300 auto in caso di eventi?
Il progetto del cosiddetto Parco di Salinella interessa direttamente e indirettamente tre Siti della Rete Natura 2000: Zona Speciale di Conservazione (ZSC) ITA 010021 “Saline di Marsala”; ZSC ITA 010026 “Fondali dell’Isola dello Stagnone”; Zona di Protezione Speciale (ZPS) ITA 010028 “Stagnone di Marsala e Saline di Trapani – Area marina e terrestre”. Il relativo piano di gestione denominato “Saline di Trapani e Marsala”, è stato approvato con D.D.G. n. 402 del 17.05.2016. Chissà se è stato letto, consultato, studiato.
Data la vicinanza ai siti della rete natura 2000, il progetto è stato sottoposto a valutazione di incidenza ambientale (prevista dall’art. 5, comma 5, del D.PR. 8 settembre 1997 n. 357 e ss.mm.ii) la cui procedura è di competenza dell’Assessorato regionale del territorio e dell’Ambiente? Sembra di no e lo chiederemo allo stesso assessorato. Dalla politica ci si può aspettare scelte non condivisibili che vanno in direzione opposta alla sostenibilità ma il rispetto delle norme, a tutela dei beni comuni, da parte degli organi dello Stato è inderogabile.
Antonella Ingianni – Europa Verde
Marsala ha risorse naturali ed ecosistemi rari nel Mediterraneo che la rendono unica e assolutamente speciale. Noi cittadini stranieri ne vediamo subito la straordinaria bellezza – non solo Stagnone e Saline al tramonto- ma anche diverse tipologie di accesso al mare, rocce, sabbia, percorsi ciclabili che potrebbero evolvere in un’offerta turistica di grande interesse, aree archeologiche fenice e ipogee che non hanno uguali.
Chiamate a concorso i maggiori esperti europei oppure unite le vostre forze di cittadini intraprendenti e colti.
Anche la direttrice del Vomere ha lanciato una campagna per il riconoscimento di Mozia come sito UNESCO