La Sicilia non è un paese per giovani. Ma neanche per vecchi. Il Sole 24Ore ha raccolto i dati relativi alla qualità della vita per fasce d’età da cui risulta un quadro della situazione, nell’isola, molto svantaggiato. Le classifiche misurano da cinque anni le risposte dei territori alle esigenze specifiche dei tre target generazionali più fragili e insieme strategici, i servizi a loro rivolti e le loro condizioni di vita e di salute. Gli indici generazionali, al netto di alcuni exploit, restituiscono dinamiche ormai consolidate nella “distribuzione” territoriale del benessere. Quasi sempre, infatti, il Sud si trova in coda alla classifica. Su 107 province, quella di Trapani chiude la graduatoria dedicata agli anziani. Le ultime 20 posizioni dei tre indici sono occupate in gran parte da province meridionali (19 su 20 nei bambini, 15 su 20 negli anziani e 10 su 20 nei giovani). É Lecco invece la provincia dove vivono meglio i bambini, seguita da Siena e Aosta.
Pessimo il quadro che arriva dalla Sicilia con tutte le città in fondo alla classifica, sia per i servizi dell’infanzia, sia per quelli relativi alla fascia di anziani. Messina è al 92° posto e peggio fanno Siracusa (97), Catania (101), Ragusa (102), Palermo (103), Trapani al 106° posto e Caltanissetta (107). Insomma la Sicilia, da Messina a Trapani non è un paese che offre grandi opportunità per grandi e piccini a livello di qualità della vita, di servizi, di accesso alle cure socio-sanitarie e assistenziali.
“Non ci sorprende che le nostre città, Palermo e Trapani, si trovino agli ultimi posti nella classifica del Sole 24ore dedicata alla qualità della vita per anziani e bambini. Serve un piano straordinario perché il degrado sociale sta aggravando la condizione di tante famiglie”. Ad affermarlo è Federica Badami segretaria generale Cisl Palermo Trapani intervenendo sulla classifica del Sole 24 ore sulla qualità della vita che vede Trapani all’ultimo posto della graduatoria sugli anziani e Palermo al centotreesimo posto su 107 per quanto riguarda gli indici di qualità della vita dei bambini. “Lo diciamo da tempo – aggiunge Badami – per migliorare la qualità della vita è essenziale migliorare le politiche socio-sanitarie, le politiche abitative, sviluppare dei piani di rilancio dei quartieri considerando non solo l’aspetto dei servizi pubblici essenziali ma anche sociali, come centri aggregativi e culturali destinati ai più fragili, agli anziani soli, ai bambini che vivono in famiglie in difficoltà economiche e sociali. Ma nessuno può fare tutto ciò da solo, serve la partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti, istituzioni governative, parti sociali, comunità locali perché è essenziale il dialogo aperto, trasparente e costruttivo tra questi attori per sviluppare un sistema di servizi pubblici che sia realmente efficace, inclusivo e, soprattutto, capace di garantire il rispetto e la dignità per tutti, senza alcuna distinzione”.
Centrali le politiche abitative, “bisogna investire nella riqualificazione dell’edilizia popolare, di tanti edifici abbandonati, delle aree dismesse creando allo stesso tempo spazi verdi e ricreativi. Serve un grande progetto di rigenerazione per realizzare l’obiettivo del miglioramento della qualità della vita, tutto per frenare il degrado progressivo dovuto alla mancanza di manutenzione e aggiornamenti strutturali e rilanciare così la vivibilità di interi quartieri periferici, in una chiave più vicina ad un concetto di welfare abitativo che guardi ai diversi aspetti della vita delle famiglie” conclude Badami.