Egadi al voto tra sussurri, ritorni e grandi assenti. Almeno per ora

Carmela Barbara

Egadi al voto tra sussurri, ritorni e grandi assenti. Almeno per ora

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sabato 17 Maggio 2025 - 13:15

Alle Egadi il tempo scorre lento, come le onde che accarezzano i moli al tramonto. Anche la politica, in questo angolo di Sicilia sospeso tra cielo e mare, sembra aver scelto la via della calma. È una campagna elettorale alla camomilla, quella che si sta svolgendo in questi giorni: niente urla, pochi strappi, molti sguardi, strette di mano, sorrisi accennati. Due uomini si contendono il timone del Municipio, due visioni si fronteggiano senza clamore, in punta di fioretto. Da una parte Francesco Sammartano, volto conosciuto della politica locale, sostenuto dalla lista “Egadi Meravigliose”; dall’altra Giuseppe Pagoto, ex sindaco, che fa leva sulla sua lunga esperienza amministrativa con il “Movimento per le Egadi”.

Non volano parole grosse, solo qualche stoccata misurata sul progetto del Parco delle Egadi e sul destino del litorale trapanese. Per il resto, i toni restano bassi, quasi confidenziali. Si parla di programmi, di ciò che occorre fare per rianimare l’arcipelago, per riportarlo ai fasti perduti, a quel fermento che un tempo animava Favignana, Levanzo, Marettimo. I comizi sono già cominciati, ma nulla somiglia al clamore da stadio delle grandi città: qui si parla piano, tra la gente, spesso per strada, con un piede sul marciapiede e l’altro nei sogni da condividere.

Sammartano mostra una lista forte, compatta, costruita con attenzione. Si muove con discrezione ma determinazione. Pagoto, invece, scommette tutto su sé stesso, sulla memoria che la gente conserva della sua gestione. E intanto i leader dei partiti – quelli con le valigette e gli incarichi nei capoluoghi – fanno avanti e indietro in aliscafo. Si fanno vedere, ma non parlano. Assistono, sorvegliano, consigliano dietro le quinte. Nessun intervento pubblico, almeno per ora. La politica dei piccoli centri è fatta così: basta uno sguardo, una pacca sulla spalla, una promessa bisbigliata sottovoce.

Tra gli avvistamenti di questi giorni c’è anche quello, inatteso ma non troppo, di Francesco Forgione. L’ex sindaco, sfiduciato lo scorso 14 febbraio dal Consiglio comunale, è tornato sull’isola. Ma non per partecipare. Nulla, o quasi, ha detto sulle elezioni. Pare sia venuto solo per sistemare affari personali: affidare la sua casa a un’agenzia immobiliare per l’affitto estivo. Un addio temporaneo, forse definitivo. Ora la sua vita è altrove, sebbene non troppo lontano: è appena stato nominato presidente del Parco dei Nebrodi. Da lì si occuperà di beni confiscati alla mafia, un incarico delicato e faticoso. Ma Favignana, per ora, può solo guardarlo da lontano.

E c’è un altro silenzio che pesa: quello di Ignazio Galuppo. Per vent’anni in prima linea, da assessore, da vicesindaco, da regista discreto della politica egadina. Oggi, niente. Nessuna candidatura, nessuna lista, nessun appoggio. Nessun comunicato. Un’assenza che fa rumore e che lascia molti interrogativi. Che fine faranno i voti che a lui si rivolgevano? Si disperderanno come sabbia al vento? Oppure all’ultimo momento, con una mossa sottile, Galuppo indicherà la via ai suoi? C’è chi lo aspetta ancora, chi scruta ogni sua mossa con attenzione, pronto a cogliere il minimo segnale.

Favignana resta fedele al suo modo antico di fare politica. Nessuna macchina comunicativa roboante, pochi social, nessuna conferenza stampa. Qui si va porta a porta, come si faceva una volta. Due scarpe comode, modi gentili, occhi negli occhi. Si stringono mani e si ascoltano bisogni. E se all’interno delle stesse liste, com’è naturale, qualche tensione serpeggia, basta un po’ di discrezione. Si lavano i panni in casa, e fuori si continua a sorridere.

Al momento, nessuno osa parlare di vicesindaci. Sono stati indicati solo gli assessori, come vuole la legge. Due per parte, nomi depositati con le liste. Il resto verrà, si vedrà dopo. Forse. Intanto ci si avvicina al voto con un’attesa fatta di sottintesi e gesti misurati. Tutto sembra scorrere liscio, forse troppo. Ma si sa: nelle campagne elettorali, l’ultima settimana è quella in cui tutto può cambiare. Le sorprese sono sempre dietro l’angolo. E a Favignana, più che altrove, anche il silenzio parla.

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